I corpi di Federico Fellini e Bettino Craxi si stendono in quell’enorme album Panini che è la memoria italiana. Sezionati e ri-raccontati. Ogni italiano ha i suoi celo, mi manca, i suoi doppioni e la figurina più cara, o quella che, pizzaballescamente, non esce. Da una parte si canta il cinema e dall’altra la politica, perdendosi la lezione di Giulio Andreotti – raccontata da Tatti Sanguineti –: la politica è cinema di secondo livello che si serve del primo. Se mischiassimo le figurine delle due parti, potrebbe venire fuori un Craxi regista con tanto cinema di notte che esce dall’hotel Raphaël, e un Fellini politico che rientra all’alba al Grand Hotel di Rimini dopo aver discusso la finanziaria, o invertire solo le biografie e immaginare Fellini sfollato ai confini della Svizzera che poi vede Mussolini a Piazzale Loreto e Craxi a Rimini ad aspettare il Rex, per poi farsi vitellone e venire a Roma a disegnare e filmare una Italia bugiarda. Continua a leggere