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La nebbia a gl’irti colli Aminei

270022186_1553065011739758_9070956359209380973_nLa nebbia copre il mare come in una poesia – “Mattinata” – di Gabriele D’Annunzio, ma questa volta il mare è quello di Napoli. Sotto la nebbia non ci sono gli istituti di credito come cantavano Cochi e Renato ma Castel dell’Ovo, tanto che il golfo sembra quello di Venezia: un preludio al mistero o alla confusione, come avrebbe detto Robert Louis Stevenson: uno che di nebbia se ne intendeva. Sembra convogliare i sensi, allungando il torpore del capodanno appena passato, prendendo possesso di una città che ormai è più cinematografica che reale, un set continuo, per una volta sospeso, col Vesuvio che un po’ scompare un po’ riappare, come il “Rex” di Federico Fellini, il regista tanto evocato per via di Paolo Sorrentino, che ora domina l’immaginazione napoletana, portando la nebbia di “Amarcord” e de “La voce della luna”, un allaccio padano, da piana a golfo, un prolungamento della pazzia e del mistero, della sepoltura dell’immaginazione con l’aggiunta delle insidie, dovute alla cattiva visibilità. Continua a leggere

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Nebbia (La)

Il dottor Marcus si era occupato della nebbia, classificandola tra i sistemi violabili di Jeffrey e giudicandola un fondamentale componente destabilizzante della realtà. Non trascurando che nelle tre fasi – discesa, accerchiamento, risalita – erano riscontrabili una precisione e allo stesso tempo una impercettibilità di contenuto in cui era del tutto assente il movimento convulso. Quindi si poteva ritenere che la nebbia avesse un istinto indolente, che la sua anima amasse la lentezza. Aveva letto e catalogato gli scrittori che se ne erano occupati, che ne avevano subito il fascino e deciso che tutto si poteva riassumere nella frase: Nella nebbia si nasce, nella nebbia si muore. Gli osservatori che ne avevano scritto avevano cantato a prima vista, e da Lima alle Langhe, gli episodi, il bianco avvolgente e lo smarrimento erano comuni. Nella nebbia si perde la realtà, si perde la vista e se non si ha un radar come per gli aerei, ci si blocca. Si rimane fermi ad aspettare. O si prova a cercare, a orecchio, e nel viaggio di ritorno alla realtà, nella riscoperta di questa, c’è la storia. In realtà Marcus aveva pensato alla nebbia come palude verticale –  ti muovi ma inutilmente. Tra le altre ipotesi c’era la caduta di dio dormiente e l’investimento della terra, poi scartata alla domanda: può dio cadere? Continua a leggere

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