Archivi tag: Norman Mailer

Muhammad Ali: Me, We

Nato Cassius Clay, morto Muhammad Ali, nel salto c’è la vita dispari di un uomo che cambiò nome come i papi e cambiò il mondo come pochi. Perché era un re, un Riccardo che faticò a riprendersi il suo regno, un personaggio figlio di Shakespeare che però aveva la lingua da rapper. Un ragazzo nero con la bocca larga per sparare parole e opinioni che hanno demolito pregiudizi e ingiustizie prima ancora che avversari sul ring. Muore non il più bravo pugile del novecento ma quello più in gamba, quello che ha nel pugno non dato la sua grandezza, che tutti conoscevano e amavano, un po’ poeta, filosofo prima che guerriero, uno che aveva capito che lo sport era un valore non solo un modo per farci i soldi. Continua a leggere

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Una centrifuga, qualcosa del genere

Carlos MonzónCarlos Monzón a terra ci andava di rado, ma quella volta il ring non c’entrava. Volò giù da una finestra con sua moglie Alicia Muniz, a Mar del Plata. Era il 14 febbraio del 1988 e la loro storia d’amore: finita. Lui si ruppe un braccio, lei morì. Lui disse che lei si voleva suicidare e si era gettato per salvarla. Ma lei era morta prima. Strangolata. Picchiata e spinta. Le provò tutte il pugile argentino per scamparla. Ma non aveva amici e ragioni forti come il professor Stephen Rojack di Norman Mailer, chiamato a rispondere dello stesso reato e a farla franca ne “Un sogno americano”. Continua a leggere

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Sonny Liston era mio amico

Floyd Mayweather Jr. v Manny PacquiaoLa boxe non è mai stata un pranzo di gala. Lo sapevano Mao Tse-tung, Norman Mailer, Jack London. E per fortuna non hanno visto l’incontro del secolo: Floyd Mayweather contro Manny Pacquiao. Dei due pugili sapete quello che sanno i loro commercialisti: tutto, per questo non vi ripeterò l’elenco delle cose che erano state apparecchiate per questo incontro, di quello che era stato promesso ma solo di quello che non si è visto. Continua a leggere

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The Fight

PS-2192_AliForeman-10-30-74-poster_lNon è stato il migliore ma quello che colpiva più forte: pugni e parole. Quaranta anni dopo siamo ancora qua a parlare di Muhammad Ali, del suo incontro a Kinshasa, con George Foreman, per il titolo di campione mondiale dei pesi massimi, con l’Africa cambiata, ma sempre in emergenza, ora sotto l’Ebola, con Pistorius che doveva essere il nuovo e invece si è messo in fila con Monzon e O.J. Simpson. Norman Mailer, in “The Fight”, diceva che Ali trattava la boxe da Marlon Brando: interpretando un ruolo come se fosse un prolungamento naturale del proprio stato d’animo. Per questo il film dei suoi incontri si proietta ancora nei ricordi di un mucchio di gente, a prescindere della geografia e della pelle. In “Muhammad Ali – L’ultimo campione, il più grande?” (Gargoyle editore) se lo chiede anche Rino Tommasi ripercorrendo la carriera del pugile. Continua a leggere

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