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Sepúlveda: son mille pagine sotto cieli ottenebrati

E che fatica (signora mia) trovare un aggettivo per offendere Pinochet in ogni articolo, senza mai, proprio mai, pensare di prenderlo semplicemente in giro. Luis Sepúlveda è un arrabbiato (con ragione, per carità), e a mettere insieme molti dei suoi scritti viene fuori una autobiografia politica: “Storie ribelli” (Guanda), che pesa come la borsa di un idraulico. Una serie di testi che faranno piangere Gianni Minà, e che a noi fanno rimpiangere l’assenza di ironia, e la persistenza del metodo. Ogni pensiero va ad Allende – il compagno presidente – che nelle pagine della sua guardia del corpo, Luis, si moltiplica come e più di Padre Pio. Sepúlveda parla con lui e con le statuette di Miguel de Cervantes chiedendo scusa per i telegiornali spagnoli; chiama tutti fratellino o compagno tra un povero Cile e l’altro; Continua a leggere

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Ma, si sa, i fuoriclasse

«Io dispongo sempre bene le mie squadre in campo. Il problema è che quando inizia la partita i giocatori si muovono», diceva Alfio Basile allenatore del Boca Juniors, dell’Argentina e di molte altre squadre. Le complicazioni vengono dopo, appunto, quando tutti si muovono al ritmo del pallone, e i pensieri rimangono sulle panchine, o arrivano improvvisi ai calciatori mentre stanno tradendo il loro compito o anche mentre lo eseguono oltre ogni previsione. Continua a leggere

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Il nome delle cose

mEntrando in casa di Roberto De Simone viene da pensare e cantare con Franco Battiato dell’esoterismo di René Guénon, se non ce ne fossero già abbastanza di note e parole, musica e canzoni, scritte dal maestro. Se ne sta piccolo e dritto, in piedi, aspetta che gli passi davanti per stringergli la mano e salutarlo, ha di lato un pianoforte e intorno una marea di presepi, pastori, e bambinelli sparsi su tavoli che quando non interrogano la smorfia contano le figure del gioco dell’Oca. Per sedersi, poi, è una riffa, bisogna scegliere la sedia o poltrona non minata da una fragilità tutta del tempo e forse dall’incuria per degli oggetti che sono troppi e, che, come il maestro, tendono a lesionarsi Continua a leggere

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Parco giochi Scampia

Entrance to cabaret club in hotel ZhemchuzhinaAdesso che a Scampia c’è il museo della droga “Amy Winehouse” e a inaugurarlo è venuto Keith Richards, tutto è cambiato, ora anche Antonio Gnoli può frequentare il quartiere senza pericolo. Scampia è diventato un posto più visitato di Dubai. Un parco a tema, di un pericolo passato, grazie alla liberalizzazione delle droghe. Farne uso non è più una vergogna, e, anzi, chi spacciava deve obbligatoriamente raccontarlo in un libro con conseguente registrazione video, che poi confluirà nel grande film collettivo “Napoli trogata” curato da Gabriele Salvatores. Continua a leggere

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Bandeirantes

Al raduno dei trattori d’epoca di Casaltorlonia, c’è Raffaele La Capria – lautamente pagato come da fattura proiettata sullo schermo, prima che vadano i filmati d’epoca – composto, elegante, come al solito, lo scrittore napoletano, circondato dal coro delle mondine di Novi, legge un suo racconto sui cani nella letteratura. Fa piccole pause tra una frase e l’altra e sorride quando sente che la parola letta ad alta voce, funziona. Alle sue spalle il Duce guida spavaldo un trattore cingolato della Fiat (presente in piazza). Prima di lui si è esibito Ernesto Paolozzi, un nano dalla pelle verde che si fa passare come extraterrestre, recitando su soggetto di Carlo Rossella, il resoconto di una cena col principe di Monaco con disputa astronomica sull’ammazzacaffè con Stephanie. Continua a leggere

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