Archivi tag: Paolo Rossi

Gli spigoli di paolorossi

131319707_4161081160575714_7833944097615410750_nÈ un gesto da copertina. Ruota tutto con una coordinazione michelangiolesca, si può leggere la tensione delle fasce muscolari, con i piedi che vanno da parti opposte. Salta e gira come un derviscio, paolorossi, la sera del 10 giugno del 1978, giocando Italia-Argentina. Formando una composizione da Piero della Francesca: la testa, le braccia e la linea – immaginaria – che le congiunge disegnano un primo triangolo che si contrappone a quello che va a formarsi partendo dal punto estremo del suo gluteo e proiettandosi verso la punta del piede sinistro e verso il tacco di quello destro, e tutta la figura del calciatore è iscritta in un quadrilatero formato dal bracciodestro-testa, manodestra-puntadelpiedesinistro, puntadelpiedesinistro-puntadiquellodestro, e, infine, taccodestro-testa. Continua a leggere

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Trellini: detective di rimandi e cuciture per Italia-Brasile ’82

Scelta da “Time” come la partita più bella della storia del calcio, Italia – Brasile del 1982 – come tutto quel mondiale, che gronda epica – continua a farsi raccontare, a richiedere piccoli Omero che ne fanno Iliade. Uno dei primi a capirlo fu – ovviamente – Pier Vittorio Tondelli con “Dinner party”, poi vennero i singoli racconti dei calciatori, poi i romanzetti italiani che ci mettevano l’urlo di Tardelli, dopo i monologhi come quelli di Davide Enia e ora arriva Piero Trellini con “La partita” (Mondadori) che prorompe, allarga, spiega, connette, andando a trovare l’inverosimile, cercando di farne una opera wallaciana, ma gli manca la scrittura non il coraggio, e proprio per il suo coraggio il libro merita di essere letto, perché c’è uno sforzo enorme e molta bellezza. Zeppo di parentesi come note al largo della partita, microstorie, flashback, rimandi e cuciture, ci sono biografie e salti temporali, spiegoni politici – sia per il Brasile della dittatura che per la Spagna franchista e post, e non manca la serie italianissima sulla P2 –; Continua a leggere

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L’importanza di saper cantare

Che poi tanta vergogna per il fatto che il Presidente del Consiglio cantasse e suonasse, quando il più grande poeta del novecento, Ezra Pound, era anche l’unica vera voce musicale che l’Italia abbia avuto. Poi ci proveranno Carmelo Bene e Franco Franchi, dietro di loro Domenico Modugno e Lucio Battisti, tutti attaccanti solitari, col vizio di fare le foche una volta ricevuto il pallone. Belli da vedere, ma completamente privi del pragmatismo rossiano, nel senso di Paolo Rossi, che non suonava e non cantava, ma che segnò quando serviva. Tutto questo per dire che calcio e politica non sanno che farsene dell’estenuante bellezza di un canto, se non come sottofondo da curva mentre si prova a segnare o a farsi votare.

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In marcia a testa alta

L’ha scontata tutta, senza perdoni, Alex Schwazer, ed ha vinto. Si è ripulito e poi rimesso in marcia. Ha chiesto a Sandro Donati – uno dei maggiori nemici del doping, una specie di Zeman dell’atletica – di aiutarlo. Ha lasciato Calice, il suo paesino in Alto Adige, è sceso a Roma ed ha ritrovato se stesso, correndo la 50 chilometri di marcia nella capitale, e l’ha vinta con solo due minuti in più rispetto al tempo che lo aveva portato a vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino. Continua a leggere

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Bearzot, prière d’insérer

Enzo BearzotUn patriarca da famiglia contadina: una sola parola, una sola faccia, un solo sguardo, intorno il silenzio. Enzo Bearzot, sergente del calcio passato per il Carso, schivo come Ermanno Olmi, imponente e lapidario come Rigoni Stern. Un difensore, un allenatore, timido, ruvido, che badava al sodo, che faceva del rispetto dell’altro – prima della vittoria – una religione. Il naso schiacciato da pugile, la pipa di sbieco, l’aria di chi non vede l’ora di andarsene, il maglione a girocollo da cantautore francese avvitato attorno al suo fisico da chiodo. Era stato con Rocco, piaceva a Brera e Pertini, aveva inventato Cabrini, resuscitato Paolo Rossi, fatto da padre a Bergomi e Conti, aveva portato l’osteria su un DC9 e nella notte di Madrid. Spiritoso, distaccato, burbero, mai cialtrone, mai fuori posto in quei due stati bugiardi che sono vittoria e sconfitta. Continua a leggere

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