Archivi tag: Paul Gascoigne

Gattuso: marinaio di foresta, specialista in naufragi

«Sono terrone, brutto e nero? È vero. Sono scarso? Va bene», questo era l’ultimo Rino Gattuso registrato, un incrocio tra Ugo Fantozzi e Benjamin Malaussène, tanto che Walter Mazzarri dopo aver battuto il suo Milan disse: «Gattuso si prende colpe non sue». Intanto, lui scarabocchiava moduli, passava dal 4-3-3 a un albero di Natale dove ci metteva pure l’esperienza di quasi 700 partite giocate, ma continuando a prendere gol e a segnarne pochini. Continua a leggere

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Fognini: l’ultimo tra i dissipatori indolenti

Caratteristiche degli italiani nella versione “geni chiusi nella lampada” che lasciano uscire solo sporadici e improvvisi segnali di fumo: accentuato narcisismo fino alla creazione di giornate no; vette di isterismo capaci di demolire anche il più innamorato degli ammiratori; tecniche varie di dissipazione con grande autorità nel calarsi in pozzi di sconfitte e angoli morti; una idea lunare del proprio sport o arte; e l’indolenza come categoria sovrana; a margine per le interviste singole o collettive l’ammissione di debolezze varie, vizi privati che non diventano pubbliche virtù, scorci di conflitti familiari veri o presunti, un possibile orizzonte meraviglioso lasciato agli altri per eccesso di egoismo verso se stessi, intorno: sudore, speranze – deluse in larga parte –,capacità eccelse e partite persino memorabili, in fondo in fondo a fare due conti: qualche vittoria, significativa, se capita. Continua a leggere

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Take time for smell the roses

In una eventuale gerarchia delle sante personalità del calcio Bobby Robson sarebbe in cima alla lista, come lo sarebbe in quella degli allenatori che sono stati fondamentali, non tanto per il sistema di gioco quanto per l’evoluzione umana di questo. A restituircelo arriva un documentario girato così bene – e montato meglio – da chiedere che diventi un format: “Bobby Robson: more than a manager” di Gabriel Clarke & Torquil Jones. Giocando sulla cronologia, ma soprattutto lavorando sul sorriso hollywoodiano di Robson –  un Bob Kennedy inglese –, Continua a leggere

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Gli stivali del campione

Avevo sedici anni, quando rubai gli stivali del campione, lucidi più degli scarpini, erano nel nostro spogliatoio, e a Newcastle pioveva, no, non li misi ai piedi – erano tre numeri più grandi – ma nello zaino, e portandoli a scuola, nell’intervallo, li mostrai ai compagni. Come e più della Coppa Campioni, erano un trofeo, tutti conoscevano quegli stivali. E no, non mi vergognai del furto. Anzi, mi parve l’unica cosa da fare. Erano giorni che ci pensavo, ad ogni allenamento accorciavo la distanza tra me e loro, esplorando tutte le implicazioni possibili fino a cadere nel possesso. Nel tragitto dal campo alla scuola era come avere il ghiaccio nella borsa. Misurai la presenza delle cose. Ed ebbi paura. Ma poi, sotto al banco, il ghiaccio divenne altro, un bottino prezioso di stelle e anche un album di figurine intero, quello dell’anno ancora da venire.  Continua a leggere

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Sta vincendo la favola o sta vincendo il calcio?

Poi ho visto una partita intera del Leicester. Il mio snobismo calcistico mi aveva tenuto alla larga dalla storia dell’anno, sì, avevo visto i gol di Jaime Vardy e letto le numerosissime interviste a Claudio Ranieri: il Catanzaro, la pizza, la semplicità, e tutto il corredo dove prima o poi partiva la favola di Cenerentola. Il fatto che tolto il cuore, che tanto piace ai giornali e ai tifosi italiani, c’è poco altro. Continua a leggere

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