L’ha scontata tutta, senza perdoni, Alex Schwazer, ed ha vinto. Si è ripulito e poi rimesso in marcia. Ha chiesto a Sandro Donati – uno dei maggiori nemici del doping, una specie di Zeman dell’atletica – di aiutarlo. Ha lasciato Calice, il suo paesino in Alto Adige, è sceso a Roma ed ha ritrovato se stesso, correndo la 50 chilometri di marcia nella capitale, e l’ha vinta con solo due minuti in più rispetto al tempo che lo aveva portato a vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino. Continua a leggere