Archivi tag: Philip Roth

Roth e Levi: il vizio del lavoro

f32Quando Philip Roth va a Torino, nel settembre 1986, per intervistarlo, mancano sette mesi al suicidio di Primo Levi. I due scrittori hanno cominciato a parlare nella primavera precedente, a Londra, e Roth sembra incuriosito principalmente da due cose: della fabbrica di vernici dove Levi ha lavorato e della sua capacità di restare nello stesso contesto – famiglia (la moglie Lucia, la madre e la suocera e i figli a poca distanza), città, quartiere (che gli ricorda la West End Avenue di Manhattan, per il flusso di automobili, bus e tram) e ovviamente fabbrica – per tutta la vita, dopo lo squarcio Auschwitz. Roth è probabilmente il primo scrittore ad aver capito che Primo Levi non è solo il Testimone di uno dei più grandi orrori dell’umanità, la Shoah, ma è uno scrittore fuori dal comune, capace di uscire dal tempo restando sempre nello stesso posto. Continua a leggere

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Il condominio

Dice: Ma come fai a leggerli? Semplice, c’è bisogno di un giornale disposto ad accogliere quello che scrivo dopo aver guardato le classifiche e le novità, essermi vestito – di solito con una polo, una felpa, un paio di jeans e delle scarpe comode – aver raggiunto la libreria, scelto e comprato un titolo, essere ritornato a casa e dopo averlo aperto a pagina uno proseguire fino ai ringraziamenti, come se fosse Lev Tolstoj. Continua a leggere

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Philip Roth: Philosophy, or Something Like That

Famiglia, Newark ed ebrei, non un repertorio vasto, eppure è bastato per sconvolgere il conformismo culturale e l’immobilismo politico dell’America. Ora che il corpo di Philip Roth si libera delle incombenze, e quello di carta di Nathan Zuckerman, il suo più famoso alter ego, smette di avere un seguito, rimane lo spazio libero che si è scavato: nella testa dei lettori, negli Usa e nel mondo. Ha avuto bisogno di un padre di una madre e di una patria per tradirli e farsi fraintendere, mentre li liberava, liberando anche noi. E dopo averlo fatto: ha smesso di scrivere. Anche se non è sparito come l’amato Salinger, no, ha continuato a parlare, giudicare, raccontarsi, ma senza più farsi stringere dalle pagine. In ogni sua intervista c’era sempre qualcosa non di enorme, ma di circoscritto, che, però, spostava il tiro e aiutava a guardare meglio le cose. È questo che ha fatto Roth: ci ha aiutato a guardare meglio le cose. Continua a leggere

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I segreti dell’editoria

1014340_613987065300418_1743187953_nCome Massimo Troisi, per conoscere i segreti di Maradona e del Napoli che vinse lo scudetto, voleva essere la moglie di Renica anzi l’amante della moglie di Renica, io vorrei essere l’amante della moglie di Antonio Franchini per conoscere i segreti della Mondadori, per sapere che dicono dei romanzi scarsi di Andrea Camilleri che invece molla quelli buoni a Sellerio, e soprattutto se ci sono due sistematori diversi, uno per Mondadori che gli ricorda i canoni di Segrate e uno che gli ricorda i canoni di Palermo, anzi io vorrei essere l’amante delle mogli dei due sistematori, per sapere che strategia usano con Camilleri o se è lui che li ha tarati sulle due direzioni come un GPS letterario. Continua a leggere

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La rubrica del Presidente

imagesDa quando ha la rubrica della posta del cuore su Vanity Fair, l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano sente davvero l’amore delle italiane e degli italiani. Da quando si è dimesso, gli scrivono anche i grillini, i leghisti e i giornalisti del Fatto, perché la sua saggezza aiuta a risolvere le storie di coppia molto meglio di come arbitrava i contrasti democratici. Tanto che per la prima volta la versione americana del giornale traduce delle pagine che escono in italiano e non viceversa. Continua a leggere

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