Archivi tag: Pier Vittorio Tondelli

Trellini: detective di rimandi e cuciture per Italia-Brasile ’82

Scelta da “Time” come la partita più bella della storia del calcio, Italia – Brasile del 1982 – come tutto quel mondiale, che gronda epica – continua a farsi raccontare, a richiedere piccoli Omero che ne fanno Iliade. Uno dei primi a capirlo fu – ovviamente – Pier Vittorio Tondelli con “Dinner party”, poi vennero i singoli racconti dei calciatori, poi i romanzetti italiani che ci mettevano l’urlo di Tardelli, dopo i monologhi come quelli di Davide Enia e ora arriva Piero Trellini con “La partita” (Mondadori) che prorompe, allarga, spiega, connette, andando a trovare l’inverosimile, cercando di farne una opera wallaciana, ma gli manca la scrittura non il coraggio, e proprio per il suo coraggio il libro merita di essere letto, perché c’è uno sforzo enorme e molta bellezza. Zeppo di parentesi come note al largo della partita, microstorie, flashback, rimandi e cuciture, ci sono biografie e salti temporali, spiegoni politici – sia per il Brasile della dittatura che per la Spagna franchista e post, e non manca la serie italianissima sulla P2 –; Continua a leggere

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Missiroli: crisi, conformismo e corsivi baricchiani

Evoca Dino Buzzati e Beppe Fenoglio, forse per un istinto autolesionista, in “Fedeltà” (Einaudi), Marco Missiroli. Li usa come binari e snodi, per poi deragliare. Il suo è un romanzo di fedeltà – di ogni tipo – e crisi: le fedeltà dei suoi personaggi e la sua crisi di scrittore. Se davvero ha impiegato quattro anni per scrivere questa storiella che da un malinteso in bagno finisce in una riconciliazione cimiteriale c’è da preoccuparsi, e moltissimo, perché si vedono le righe della geometria narrativa tracciate e cancellate male, i corsivi baricchiani, e gli incastri – mal smussati – tra i personaggi. Continua a leggere

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Zanza: califfo di riviera

Dall’ozio d’un bar e l’azione di spiaggia, interlocutore di corpi mai divenuti “intronata routine” di quel “cantar leggero / l’amore sul serio”, come Panella scrive su musica di Battisti, Maurizio Zanfanti (63 anni), “Zanza”, patriarca dei Vitelloni, se ne va. Cadendo, come un pilota, in pista, nell’esercizio delle sue funzioni, anche se l’auto era ferma e non c’erano curve, ma cosce, le ultime, quelle dell’estremo desiderio, che era sempre il primo, ogni giorno diverso; Continua a leggere

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Tra i gelati e le bandiere

Capace di sopravvivere ad ogni estate e rimanere sempre se stessa – un errore di saggezza turistica –, drammaticamente contemporanea. Per Marco Bauer, rampante giornalista nel romanzo di Pier Vittorio Tondelli “Rimini”, è una occasione da non perdere, per Federico Fellini era da ricostruire a Ostia, per Fabrizio De André una donna triste tradita da una promessa venuta dal mare, per Paolo Villaggio un istinto da reprimere come e più d’un romanzo russo, per Marco Pantani fu l’ultima salita: Continua a leggere

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Esse come Sorpasso

«Ah, questa sì che è vita», è il pensiero che sta dietro un Sorpasso: supremazia provvisoria, stato e status di euforia e possibile gloria – in presenza di sguardi, meglio se di femmina – ed è, poi, una di quelle azioni che raccontano l’estate. Che cosa è se non un azzardo, una mossa guascona, un rischio cercato, la più bella delle stagioni? Anzi no, come direbbe Bruno Cortona, il Vittorio Gassman immortalato da Dino Risi nel “Sorpasso” e padre di tutti noi: «è la più gajarda de le stagioni». Continua a leggere

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