Archivi tag: Raffaele La Capria

L’estate provvisoria dei leoni

leoni-al-sole-3327312.660x368Mimí, Giugiú, Scisciò, Frichì, Cocò, già solo nei nomi, anzi esclamazioni, sonorità, c’è un mondo bambino, fuggevole, sfilato da “Ferito a morte” di Raffaele La Capria, sceneggiatore col regista Vittorio Caprioli di “Leoni al sole”. Un film dove si esita sempre, perché esitando si rimanda, e rimandando si vive senza impegno. La procrastinazione come speranza reale. La loro è una estate provvisoria, vissuta d’espedienti, che richiede delle idee, appoggiati alla giornata avanzano sotto al sole a tentoni, un poco d’ombra, tanti tuffi, qualche pescata, una sfida da parodia western e su tutto la conquista delle donne, e pur avendo la pancia – i leoni – stanno sempre in movimento, sono degli ossimori, dei pigri che cercano, cacciano, s’industriano. Continua a leggere

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Guappo’s way

290094806_979286912740783_4485881566023640654_nRaffaele La Capria diceva che il cane Guappo aveva il profilo di Anubi, per gli egizi la divinità legata al regno dei morti. Non sbagliava, e anche se ora il suo respiro ricorda la risacca è rimasto il cane intelligentissimo che lui ha raccontato in molte pagine.

È stato contento di rivedere il suo padrone?

«Sì e no».

Ma come?

«Nemmeno il tempo di fargli le feste che subito sono ricominciate le corse, il lancio della pietra, e, cazzo, chiedimi prima come sto, a parte che qua, senza saliva, non è facile per nessuno, figuriamoci per un cane». Continua a leggere

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“È stata la mano di Dio”: ‘na cosa a dicere

locandinapg1«Tutto è autobiografia, niente è una confessione», scrive Amos Oz in “Una storia di amore e di tenebraraccontando la sua famiglia, forse avrebbe dovuto utilizzarlo come epigrafe anche Paolo Sorrentino ne “È stata la mano di Dio”, evitando le domande travagliesche sulla verità – sopravvalutatissima – che ora abitano anche i critici cinematografici. Sorrentino sceglie Maradona come epigrafe e il suo: Ho fatto il possibile, come a dire questa è l’acqua. E trattandosi di acqua napoletana degli anni Ottanta, c’è tantissimo. Si comincia con un San Gennaro pop-gagà-desichiano e si finisce con un monaciello che saluta un treno come se salutasse il Rex. Magia, affetti, evocazioni, per quello che non si è visto e si inventa, o per quello che si è vissuto e lo si reinventa. Tutto il cinema precedente di Sorrentino aveva un ritmo ovattato, grandi estetismi, ricerca della scena, e ora sappiamo che doveva fare da preludio a questa eruzione di semplicità. Continua a leggere

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Giorgio Bocca: Rajah bianco de Napule

Il rapporto tra Giorgio Bocca, Napoli e il Mezzogiorno è riassumibile in pregiudizi, cattivi racconti e speranze. Tanto che è difficile scriverne senza consegnarsi al neoborbonismo con l’orgoglio ferroviario che comincia e finisce sulla linea Napoli-Portici. Ma è anche vero che senza iscriversi alla contrapposizione Nord-Sud, è facile dargli torto. Per questo va subito detto che Bocca – innegabilmente venerato maestro del giornalismo – aveva letto i meridionalisti, a differenza di tantissimi meridionali che lo contestano, che conosceva Gramsci e Salvemini, Scotellaro e Alvaro, e giù giù fino a dare ragione – tra i pochi – a Leonardo Sciascia. Continua a leggere

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Pelos La Capria: essere l’Estate

C’è chi l’estate la odia e chi no, e poi c’è chi è l’estate. Pelos La Capria, era l’estate. E anche la parte divertente delle interviste al fratello, il Dudù, Raffaele La Capria, scrittore e sceneggiatore e padre vivente dell’essere le due cose in Italia. Ma mentre il paese letterario e Paolo Sorrentino inseguono e vogliono essere Raffaele, lui vorrebbe essere Pelos, perché il fratello era tutto quello che si poteva ancora immaginare, fare e poi raccontare. Continua a leggere

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