
Annunciazio’, Annunciazio’

Per Javier Marías il calcio era drammaturgia, cinema naturale, «per questo il suo mondo è stato portato di rado sul grande schermo: parrebbe una ridondanza». Lo guardava come si guarda una sfilata di eroi, banditi, pistoleri, figuranti, marziani e bionde, innamorati e bambini, Marlowe e Marilyn, tirando fuori storie meravigliose dalle barbe agli sguardi, dal canto degli inni ai calci di Cantona: il miglior Marías – selvaggio e sentimentale – quello che scrive di pallone, non preoccupandosi di pettinare la pagina, ma lasciandosi andare, tanto che nei suoi elenchi finisce anche l’impensabile: Vierchowod. Guardava le squadre e i loro linguaggi come si guardano i film di Ford o Lubitsch, sapendo che gli autori usano interpreti diversi ma a loro affini: «mai John Wayne in un’opera di Billy Wilder», o Maradona alla Juventus. La Nazionale italiana che vinse il mondiale del 2006 gli ricordava la bimba “Bellissima” di Visconti; il suo amatissimo Real Madrid era puro cinema di Hitchcock, con preferenza per le bionde: Di Stéfano, Kopa, Netzer, Velázquez, Pardeza, Prosinecki e Butragueño; Continua a leggere
Era il solista della velocità, così svelto e travolgente da avere un soprannome da tempesta improvvisa, un vento che sconquassava le linee difensive: “La Galerna del Cantábrico”. Dopo 88 anni di corse sulla fascia ha scelto di riposarsi, Francisco Gento, quello che don Alfredo Di Stefano invocava quando era stanco, e che Ferenc Puskás aspettava in area di rigore, la più grande ala sinistra della storia del calcio. Non segue dibattito. Continua a leggere
L’ammutinamento cominciato mesi fa viene completato durante la partita col Liverpool, mentre il Manchester United affonda lentamente – un Titanic –, in tribuna l’ad Ed Woodward e il senatore Bobby Charlton hanno facce che ricordano il crollo di una diga, quella che teneva le forze che volevano l’esonero di José Mourinho. Cade, sotto i colpi dei numeri (-19 dal Liverpool capolista, 7 vittorie in 17 gare, 29 gol fatti e 29 subiti), e dell’isolamento, in pratica era più alienato di un personaggio di Michelangelo Antonioni. Continua a leggere
È sempre stato prima un modellatore di coscienze e menti e poi un allenatore di calcio, e anche ora che è triste, solo e probabilmente alla fine della sua esperienza al Manchester United, José Mourinho, non smette di essere altro dal calcio, uno straordinario attore che tiene insieme Brian Clough e Carmelo Bene. Continua a leggere