Archivi tag: Rizzoli

Biografia per inventario

L’antropologa Françoise Héritier, già allieva di Claude Lévi-Strauss, dopo “Il sale della vita” – sulle piccole cose che tutti possiamo gustare –, ha scritto “Imprevedibili istanti di felicità” (Rizzoli), un inventario di tutto quello che formava la persona che è stata. Héritier, amplia in libro l’elenco che Woody Allen – in “Manhattan” – chiudeva in una scena. In Italia ci aveva pensato Francesco Piccolo con “Momenti di trascurabile felicità” e poi con “Momenti di trascurabile infelicità”. Continua a leggere

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La costruzione di un esilio

Questa non è una storia, mette le mani avanti Simone Lenzi – frontman dei Virginiana Miller – e lo ripete spesso, cosciente di aver messo insieme una serie di testi sgangherati che ripercorrono la sua vita e quella dei suoi parenti. “In esilio” (Rizzoli) è il tentativo di rispondere all’affermazione del Movimento con la fuga. E allora via da tutto, con cronaca e ricordi. Mettendo una distanza fisica in aggiunta a quella comportamentale. Lenzi si costruisce l’esilio, e sottraendosi alla nuova gestione della sua città – una sottintesa Livorno – da parte dei grilletti, ritrova un’altra vita, lontana anche dai social. Continua a leggere

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Francesco e le sue donne

Più che un romanzo è l’azione coreografica di una idea vecchia, che oscilla tra Woody Allen (si può dire wudiallen?) e David Foster Wallace: “Le donne amate” di Francesco Pacifico (Rizzoli). Ovviamente senza la brillantezza umoristica di Allen né la vastità di trama di Wallace. Amante, moglie, cognata, sorella e madre, con un interludio paterno, vengono raccontante secondo un’apparente riscrittura con riflessioni e note tra parentesi. Continua a leggere

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Sportivo sarà lei

Le vittorie sportive si portano dietro sempre molte pagine, quelle calcistiche, poi, sono le peggiori: c’è ancora gente che scrive dell’urlo di Tardelli a Spagna ’82. Pierluigi Pardo con “Lo stretto necessario” (Rizzoli) usa il mondiale tedesco del 2006 vinto dall’Italia di Lippi, «Marcellone nostro», come sfondo per il suo primo romanzo: una zona mista di Nick Hornby, Sandro Veronesi, Luciano Ligabue e la nazionale cantanti con l’aggiunta di Springsteen. Avere una voce alla tivù – Pardo è un bravo telecronista –  non significa averla anche nelle pagine, succede di rado, in Italia ormai è come vincere un mondiale di calcio, ne viene fuori qualcuna ogni venti e fischia anni, se va bene. Pardo prova a dare un linguaggio al suo protagonista Giulio – un pubblicitario che gira con l’altarino di miti che prega e invoca, intingendoli nella nostalgia e sentendo l’Inno alla gioia per i gol di Iaquinta – non avendo però la grandezza di Enrico Vanzina: Continua a leggere

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This Is My Life

Non sarà né santa né suora, Selvaggia Lucarelli, forse martire, ma senza regalare giorni di festa alle sue omonime sparse per l’Italia. Intanto manda loro il verbo: “Dieci piccoli infami” (Rizzoli), tentativo di raccontarsi come un Bill Murray scritto da Nora Ephron, senza la comicità del primo né la lingua della seconda. Dieci capitoli dall’infanzia all’infanzia passando per amori mancati, parrucchieri maldestri, gite sul Mar Morto e vittorie da Miss di provincia, inchiodando le persone che “ci rendono peggiori”, con l’ossessione comparativa esasperante: questo come quello, in un continuo paradosso iperbolico. L’esagerazione come cifra descrittiva, montagne russe di esempi dove basterebbe una frase, e dove spesso c’è un tempo in più, un aggettivo di troppo, un dettaglio – e personale – che ammicca. Continua a leggere

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