Dalle strette di mano al cibo, dai complotti alle manie, dal linguaggio alle scarpe, dai fasti alla decadenza, dalle pallottole ai discorsi, dai grandi gesti a quelli piccoli e non trascurabili perché infimi e compiuti da alte cariche dello stato, Filippo Ceccarelli con “Invano” (Feltrinelli) ci regala una vera e propria bibbia dell’antropologia politica italiana, Vaticano compreso. Fatti e osservazioni. In una grande sinfonia di piccoli pezzi che vanno a comporre il grande racconto che connette piazze e corridoi, scranni e poltrone, dagli immobili all’immobilità. Continua a leggere
E che fatica (signora mia) trovare un aggettivo per offendere Pinochet in ogni articolo, senza mai, proprio mai, pensare di prenderlo semplicemente in giro. Luis Sepúlveda è un arrabbiato (con ragione, per carità), e a mettere insieme molti dei suoi scritti viene fuori una autobiografia politica: “Storie ribelli” (Guanda), che pesa come la borsa di un idraulico. Una serie di testi che faranno piangere Gianni Minà, e che a noi fanno rimpiangere l’assenza di ironia, e la persistenza del metodo. Ogni pensiero va ad Allende – il compagno presidente – che nelle pagine della sua guardia del corpo, Luis, si moltiplica come e più di Padre Pio. Sepúlveda parla con lui e con le statuette di Miguel de Cervantes chiedendo scusa per i telegiornali spagnoli; chiama tutti fratellino o compagno tra un povero Cile e l’altro; Continua a leggere
Prima ancora che il Messico divenisse l’immagine dell’orrore dei nostri giorni, prima ancora che i parchi a tema finissero per raccogliere non solo il bisogno di divertimento ma anche le perversioni collettive: in ogni forma, grado e combinazione, Juan Villoro aveva scritto “Piramide” (Gran Vía, traduzione di Maria Cristina Secci, 256 pagine, 14 euro). E a leggerlo oggi fa impressione. Non tanto per l’attualità, il ritmo, le felici intuizioni, e la capacità di raccontarle, ma per la vicinanza tra realtà immaginata e realtà. Come un Ballard, ma in lingua spagnola, Juan Villoro – che non è solo uno scrittore ma anche giornalista in un Messico difficile da raccontare, decifrare, restituire – ci mostra uno dei suoi tanti registri (è ancora poco tradotto in italiano), e spiazza il lettore, lo diverte e angoscia trasportandolo in un luogo assurdo: La Piramide, Continua a leggere