Archivi tag: Romario

Domani nell’area di rigore pensa a me

img_20150920_0001Per Javier Marías il calcio era drammaturgia, cinema naturale, «per questo il suo mondo è stato portato di rado sul grande schermo: parrebbe una ridondanza». Lo guardava come si guarda una sfilata di eroi, banditi, pistoleri, figuranti, marziani e bionde, innamorati e bambini, Marlowe e Marilyn, tirando fuori storie meravigliose dalle barbe agli sguardi, dal canto degli inni ai calci di Cantona: il miglior Marías – selvaggio e sentimentale – quello che scrive di pallone, non preoccupandosi di pettinare la pagina, ma lasciandosi andare, tanto che nei suoi elenchi finisce anche l’impensabile: Vierchowod. Guardava le squadre e i loro linguaggi come si guardano i film di Ford o Lubitsch, sapendo che gli autori usano interpreti diversi ma a loro affini: «mai John Wayne in un’opera di Billy Wilder», o Maradona alla Juventus. La Nazionale italiana che vinse il mondiale del 2006 gli ricordava la bimba “Bellissima” di Visconti; il suo amatissimo Real Madrid era puro cinema di Hitchcock, con preferenza per le bionde: Di Stéfano, Kopa, Netzer, Velázquez, Pardeza, Prosinecki e Butragueño; Continua a leggere

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Discorso “unico” su due piedi

La prima battuta è di Enrico Ghezzi, con la parificazione tra il tempo di gioco delle partite di calcio e la durata standard hollywoodiana dei film, ed è un cross per Carmelo Bene: che distrugge il cinema e salva le partite. Il resto è gioco, scambio da ping pong verbale parlando di calcio (perlopiù), tennis, basket, cinema e teatro. È il “Discorso su due piedi” tra Bene e Ghezzi che ventuno anni dopo torna in libreria con la Nave di Teseo (era uscito nel 1998 per Bompiani), rimanendo ancora valido, perché estremo e volutamente laterale, un magma di enunciazioni, diverse teorie, qualche teorema, tanti giudizi e frammenti di sport, e in mezzo: l’assolutezza di Carmelo Bene, la capacità di strologare sull’atto, in una esaltazione del racconto partendo dal gesto, scegliendo il brasiliano Romario come “immediato io”, Continua a leggere

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Mertens: a passo di milonga

L’esperimento Mertens è riuscito, Sarri ha avuto ragione. Gol dopo gol c’è stato un falò di dubbi, complessi, idee sbagliate e purtroppo anche di Gabbiadini “caduti alla panchina”. Aveva bisogno di spazio, gol e di una benedizione, Dries Baixinho Mertens, per consolidare il suo nuovo ruolo, e sono arrivati. Sette gol in sette giorni. Tre al Cagliari, quattro al Torino, ma non è tanto il quanto, ma il come: a fare la differenza. Continua a leggere

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Romario 50

Non gli importa quello che dice Cruyff / non andrà mai d’accordo con l’autorità / bisogna vedere il suo piede / per capire / come prendeva gli angoli / paralizzando i portieri, / la sua lunghezza di tiro / era figlia della mancata oscillazione / d’un corpo / che mandava in letargo / l’entusiasmo degli avversarsi, / particolare divertente / si portava la notte in campo / Continua a leggere

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Pasadena, una sconfitta berlusconiana

E quante volte Berlusconi ha rigiocato Italia-Brasile a Pasadena, senza i rigori sbagliati, maledicendo Romario scopertosi – solo anni dopo – comunista e irridente del povero Pelé governativo; con il rigore di Baggio cade il suo primo governo, prima ancora dell’avviso di garanzia, e del debole pressing a centrocampo di Bossi e D’Alema. È a Pasadena, col mondiale mancato, che si interrompe il primo progetto di B, Continua a leggere

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