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Sciascia: il figlio del muto che parlava al cinema

Layout 1Leonardo Sciascia ha avuto un rapporto molto stretto col cinema: prima come fuga, poi come produttore di storie. Prima gli è servito per scappare dalla provincia, poi i suoi romanzi sono diventati film, quindi la fuga di altri. Si deve parlare di un rapporto filosofico, un intreccio che diventa metodo, non a caso fin dagli inizi con “Le parrocchie di Regalpetra” scrive a Vito Laterza che vorrebbe “girarlo” come un documentario. Continua a leggere

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Il fascismo è stata un’americanata presa sul serio

«Vengo a sapere che il cappellaio di Mussolini ha venduto a degli americani di Filadelfia, per mille lire, il fez dell’ex duce. Gli americani si stanno accaparrando , come “souvenir” della campagna d’Italia, tutto il materiale plastico del caduto regime. L’antico carrettino ciociaro che tanto piaceva al turista è ora sostituito dal pugna della Milizia o della sciarpa littoria. Sono tutte cianfrusaglie che, in fondo in dono, agli americani un po’ piacciono. Piacciono non per le ragioni storiche per cui piacevano al ceto fascista, ma per quel gusto del clownismo e della maschera che è alla base della vita pubblica statunitense. A pensarci bene, infatti, il fascismo è stata un’americanata presa sul serio. E come americanata, quindi, è in un certo senso apprezzata dal sergente Smith che ci ride sopra, ma, in fin dei conti, la sciarpa littoria gli piacerebbe portarla…»

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