Manuel Bonald (Madrid,1947-2011). Poeta, saggista e scrittore. La sua prima raccolta di poesie è “Ore morte”(1968), segue “L’eroe non ha tempo”(1969), poi arriva il saggio su Don Chisciotte “Sancho Panza siamo tutti noi, ovvero come stiamo a guardare i pazzi” (1970), divenuto un classico, viene elogiato da Gabriel Garcia Marquez, Mario Vargas Llosa e Manuel Scorza, e diventa un libro fondamentale per la generazione di Roberto Bolaño che ne scrive numerose volte. Bonald, fa vita ritirata, di lui si sa pochissimo, e le apparizione pubbliche sono risicate, se ne parla come del Salinger spagnolo. Scompare davanti al successo inaspettato del libro, per ricomparire nel 1975 con “Tempo di pace” corposo romanzo (mille pagine), che racconta la vita di Francisco Franco, suscita moltissime polemiche, e vende anche discretamente rispetto all’illeggibilità della storia, ogni capito ha una voce differente, e una città spagnola (c’è quasi tutta la Spagna) con personaggi assurdi, che raccontano il loro Franco, poi arriva lui, ma solo dopo 500 pagine, per smentire quelle voci e dare la sua versione dei fatti. In molti provano a comprare i diritti cinematografici, ma Bonald non cede. Due anni dopo pubblica un esile libro “Ágata è stanca”, storia di una ballerina. Ritratto intimo di donna con moltissimi ricordi hard. I giornali scriveranno che si tratta della sua storia d’amore con la ballerina di flamenco Adriana Marcos, ma nel racconto non c’è accenno a un amore con uno scrittore, tutt’altro. Il libro ha molto successo, e questa volta Bonald cede a Miguel Morales i diritti cinematografici, ma dopo l’uscita del film scrive un articolo per El Pais, dove critica aspramente la trasposizione, e ne prende le distanze. Continua a leggere →