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Discorso “unico” su due piedi

La prima battuta è di Enrico Ghezzi, con la parificazione tra il tempo di gioco delle partite di calcio e la durata standard hollywoodiana dei film, ed è un cross per Carmelo Bene: che distrugge il cinema e salva le partite. Il resto è gioco, scambio da ping pong verbale parlando di calcio (perlopiù), tennis, basket, cinema e teatro. È il “Discorso su due piedi” tra Bene e Ghezzi che ventuno anni dopo torna in libreria con la Nave di Teseo (era uscito nel 1998 per Bompiani), rimanendo ancora valido, perché estremo e volutamente laterale, un magma di enunciazioni, diverse teorie, qualche teorema, tanti giudizi e frammenti di sport, e in mezzo: l’assolutezza di Carmelo Bene, la capacità di strologare sull’atto, in una esaltazione del racconto partendo dal gesto, scegliendo il brasiliano Romario come “immediato io”, Continua a leggere

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Il costume di Lincoln

George Saunders fa “Mortacci” di Sergio Citti, e Jonathan Franzen impazzisce. Tutti sorpresi che ci siano possibilità nell’aldilà come se Dante fosse un funzionario di partito, e giù lodi sperticate. Saunders è bravo, ma ci va giù a lungo in “Lincoln nel Bardo” (Feltrinelli), alla fine tutta la poesia Edgar Lee Masters e Walt Whitman masticata, digerita e resa in telegrammi di pensieri: diventa farsa; le trovate extra vita finiscono per annoiare; e persino la storia centrale, quella del piccolo Willie figlio del presidente degli Stati Uniti: Abraham Lincoln – impossibile non figurarselo come il Daniel Day-Lewis del film di Spielberg – che viene strappato dal padre per l’ultima volta dalla bara ma non dalla morte, affoga nel girone di parole di morti che gli ronzano intorno, dopo la naturale commozione che si tira dietro. Continua a leggere

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Karl “old” August

Quando avevo 17 anni ho riscritto tutte le canzoni di “Jesus Christ Superstar”, poi ho riscritto l’“Amleto” di Shakespeare ambientatolo nella mia città, e capovolgendo l’assetto economico dei protagonisti, infine, dopo aver riscritto anche “Tamburi nella notte” di Brecht dando una luce diversa e infilandoci Basquiat, sono andato dai miei genitori ed ho chiesto: «Secondo voi sono pronto per il teatro, o è ancora presto?». Continua a leggere

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