Dice Manlio Sgalambro: «Solo nel momento felice dell’arte quest’Isola è vera», e Giovanni Falcone, come solo Franco Scaldati, è stato un momento felice dell’arte della Sicilia, rendendola vera. Tanto che il cinema e il teatro successivi – da anni – provano e riprovano a rifarlo senza riuscirci, perché sono sovrapposizioni: le sue immagini inarrivabili – mentre fiero entra nel palazzo di giustizia di Palermo, mento e petto in fuori, ricorda Salvador Allende che entra a La Moneda – e i suoi testi irraggiungibili – pensate alla frase ripetuta sulla paura, ma anche alle sue analisi sulla mafia con il suo essere un fenomeno umano con inizio e fine, alla scrittura a mano dei verbali di Buscetta – con buona pace delle critiche dei Sandro Viola. Continua a leggere