Archivi tag: Silvana Mangano

Schwartz – Pasolini: la giusta distanza

Ci voleva la distanza di un americano, Barth David Schwartz, per dipingere il ritratto di Pier Paolo Pasolini, senza tralasciare – come nei quadri di Leonardo – lo sfondo, o il contesto come avrebbe detto Leonardo Sciascia, né perdersi i dettagli. È un librone quello scritto da Schwartz, “Pasolini Requiem” (ripubblicato da La nave di Teseo, uscito nel 1995 da Marsilio), quasi novecento pagine per provare a farci stare la disperata vitalità pasoliniana. Tutto sembra rispondere ad alcuni dei versi del poeta: “la morte non è / nel non poter comunicare / ma nel non poter più essere compresi”, Schwartz prova a far parlare tutti, a leggere ogni pagina, a spiegare ogni storia, incontro, fatto, riportando trame dei film e stralci di poesie, diari, romanzi, articoli e saggi, in una bio-antologia commentata, e ancora non basta, Continua a leggere

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Era una Madonna

Il ragioniere Leopoldo Lava scriveva lettere a Silvana Mangano, che mai rispose. Quando l’attrice morì, tenne il lutto al braccio per un anno. A tutti ripeteva che la loro storia era cominciata in un bar, senza aggiungere altro. Ai più intimi arrivava a dire: «Era una Madonna». Con il tempo, compose tutta la scena: lei che entrava, lui che la guardava, convenevoli, lungo scambio di opinioni, invito a cena e tutto il resto. E se qualcuno chiedeva come mai non fosse partito alla volta di Cinecittà, faceva una pausa, si guardava intorno, e poi mormorava: «i suoi non volevano che sposasse un ragioniere, anche se lei aveva un passato da mondina, ambivano a qualcosa di meglio». Era rimasto nell’ombra, accontentandosi di «brevi, fuggevoli, incontri», e su incontri strizzava l’occhio.

[da “Il fuoco del mio paese. Biografie di gente dimenticata”]

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Partigiano, pittore, sceneggiatore italiano, una vita difficile, racconterebbe sua esperienza con Alberto Sordi

downloadCominciò ricopiando Pinocchio di Collodi, pagina dopo pagina, a mano, su un quaderno, forse per questo non ha mai perso né umanità né fantasia: Rodolfo Sonego, continuando ad amare le illusioni, per tutta la vita. Il resto l’han fatto Newton e Darwin. Alternando il materialismo e i sentimenti, il pragmatismo dei copioni all’immaginazione che li precede, restituendo la vita reale sullo schermo, persino una settimana in ospedale con sua madre divenne un film di Vittorio De Sica “Una breve vacanza”, perché «Le malattie sono i viaggi dei poveri». Prima pittore poi sceneggiatore, con un pezzo di “vita difficile” da capo partigiano, una biografia comune alla sua generazione, almeno fino a quando, a casa di Sergio Amidei, non incontra Alberto Sordi, e diventano una coppia: aperta, litigiosa, unita dalla diversità. «È una Bovary…». «E che è ‘sta Bovary?». «È una che ha dei sogni segreti, delle fantasie…». Continua a leggere

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