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Trellini: detective di rimandi e cuciture per Italia-Brasile ’82

Scelta da “Time” come la partita più bella della storia del calcio, Italia – Brasile del 1982 – come tutto quel mondiale, che gronda epica – continua a farsi raccontare, a richiedere piccoli Omero che ne fanno Iliade. Uno dei primi a capirlo fu – ovviamente – Pier Vittorio Tondelli con “Dinner party”, poi vennero i singoli racconti dei calciatori, poi i romanzetti italiani che ci mettevano l’urlo di Tardelli, dopo i monologhi come quelli di Davide Enia e ora arriva Piero Trellini con “La partita” (Mondadori) che prorompe, allarga, spiega, connette, andando a trovare l’inverosimile, cercando di farne una opera wallaciana, ma gli manca la scrittura non il coraggio, e proprio per il suo coraggio il libro merita di essere letto, perché c’è uno sforzo enorme e molta bellezza. Zeppo di parentesi come note al largo della partita, microstorie, flashback, rimandi e cuciture, ci sono biografie e salti temporali, spiegoni politici – sia per il Brasile della dittatura che per la Spagna franchista e post, e non manca la serie italianissima sulla P2 –; Continua a leggere

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Papaverdeoro

Il-cardinale-ghanese-Peter-Kodwo-Lunedi-Appiah-Turkson_h_partbIl cardinale João Pinto, brasiliano, nunzio apostolico in Sudamerica, Papa, col nome di Juan Pablo III, da una settimana, ha annunciato oggi durante L’Angelus, le novità della sua Chiesa: San Pietro diverrà il più grande sambodromo del mondo, e si produrranno a Roma i primi musical con preti e suore, vescovi e cardinali: «Voglio una chiesa allegra, libera e soprattutto intonata, nel ritmo c’è la fede, nella fede c’è Dio». Continua a leggere

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Posizione di tiro

La rovesciata e il colpo di tacco nel calcio sono come i Beatles e i Rolling Stone nella musica, almeno per me, e quindi talonnade e Mike Jagger. La rovesciata è barocca, è un urlo, e infatti piace ai più. Il colpo di tacco è il silenzio nel caos delle aree di rigore. E io sono un tipo piuttosto silenzioso, votato alle cose impossibili – per dire amo l’Athletic Bilbao, da prima che arrivasse Marcelo Bielsa, mi basta sapere che non imbrogliano e che sugli spalti c’è una ragione sentimentale, anche sbagliata e minoritaria ma autentica. È come per le donne e i libri ognuno ha i suoi canoni. Tra i tanti calciatori capaci di colpire il pallone con l’altra punta estrema del piede, c’era Rabah Madjer, algerino, anche lui come Hugo Sanchez, un dispari (ripeto la mia teoria sui calciatori, per gli assenti: ci sono giocatori definiti “pari” come Messi, Cruyff, Baresi, che non solo sono grandi ma hanno anche una squadra apparecchiata, poi ci sono i calciatori definiti “dispari”, cioè quelli bravissimi come Sanchez, Milla e appunto Madjer, che però non hanno la squadra, e poi c’è Maradona che squadra o no, importa poco, è fuori categoria, per dirla con Menotti: “quello che prende una banda e la trasforma in una orchestra”). Continua a leggere

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