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when i’m on my own

Dalla Puerta del Sol a Wall Street c’è lo stesso parallelo, Madrid  e New York stanno sedute sul 40esimo, e si passano l’indignacion – da stomaco a bocca – che negli Usa diventa occupation (di Wall Street). Hanno cominciato i greci, in pochi ne hanno ascoltato le proteste, anche perché erano cicale, Strauss-Kahn ancora non imputato ma giudice e padrone, li aveva zittiti, consigliando di lavorare, anche se si moriva per strada. Poi, è partita la rivoluzione islamica: Tunisia, Egitto, Libia, Siria. Dopo, sono arrivati gli spagnoli, e lì c’era da ascoltare, anche perché avevano occupato una piazza in pianta stabile. Intanto, bruciava Londra, ma era una rivolta per le cose, durata poco, più saccheggio che ideologia. Infine, è arrivata l’America, con una protesta nella stanza dei bottoni, Wall Street, e lì non puoi far finta di nulla, devi farci i conti per forza, e andare indietro con un lungo flashback, sì, c’è Michael Moore alla cinepresa, e tanti attori intorno, ma il film riguarda noi, gente normale. E mentre già partono i paragoni col il movimento hippy, segniamo la differenza: loro lottavano per mantenersi vivi, dovevano scampare una guerra, e avere un futuro. I ragazzi di oggi, lottano per avere una vita, e un presente. Una coscienza diversa dagli hippy, che sperimentavano e potevano permetterselo, a New York c’è una maggiore consapevolezza, sanno cosa colpire, il male diffuso è l’economia che ha sostituito la politica  (in Vietnam ci dovevi andare per forza, in Iraq ci vai per pagarti l’università, il muto della casa). Continua a leggere

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