Archivi tag: Tinto Brass

Effetto Napule

Dal parto dei femminielli al Cristo velato. È la “Napoli velata” di Ferzan Özpetek, dove la nuova metropolitana sostituisce il pino col golfo e il Vesuvio, diventando lo sfondo da presepe per il regno dei morti. Si sente che Özpetek e i suoi due sceneggiatori (Gianni Romoli e Valia Santella) hanno letto di corsa la letteratura su Napoli, mischiandola a un film scritto in accordo con l’assessorato al turismo. Continua a leggere

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Partigiano, pittore, sceneggiatore italiano, una vita difficile, racconterebbe sua esperienza con Alberto Sordi

downloadCominciò ricopiando Pinocchio di Collodi, pagina dopo pagina, a mano, su un quaderno, forse per questo non ha mai perso né umanità né fantasia: Rodolfo Sonego, continuando ad amare le illusioni, per tutta la vita. Il resto l’han fatto Newton e Darwin. Alternando il materialismo e i sentimenti, il pragmatismo dei copioni all’immaginazione che li precede, restituendo la vita reale sullo schermo, persino una settimana in ospedale con sua madre divenne un film di Vittorio De Sica “Una breve vacanza”, perché «Le malattie sono i viaggi dei poveri». Prima pittore poi sceneggiatore, con un pezzo di “vita difficile” da capo partigiano, una biografia comune alla sua generazione, almeno fino a quando, a casa di Sergio Amidei, non incontra Alberto Sordi, e diventano una coppia: aperta, litigiosa, unita dalla diversità. «È una Bovary…». «E che è ‘sta Bovary?». «È una che ha dei sogni segreti, delle fantasie…». Continua a leggere

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Quando c’era Giancarlo Fusco

Era quello al termine della notte che metteva il cappello sull’alba. Non ha mai lasciato finire una nottata senza le sue parole, Giancarlo Fusco. Tirava tardi, beveva e soprattutto raccontava. Sempre al centro dell’attenzione, teneva banco, inchiodava tutti ed era indimenticabile. Un vero talento. Affabulatore, trascinatore, istrione. Fuochi d’artificio, ironia, lunghissima serie di aneddoti, storie, storie, storie: uno spettacolo itinerante. Era nato per raccontare, e per darsi in pasto. Il resto: la vita, il corpo, i sentimenti, il lavoro, il denaro, erano solo particolari, accessori, talvolta intralci. Il romanzo era lui che parlava. Un romanzo scritto sulla sabbia, perso e ritrovato, cancellato e riscritto mille volte. Ogni volta una storia diversa. Sì, sì, anche la stessa, poteva rivoltarla come gli pareva. Tagliare e allungare, cambiare e inventare. Finale aperto. Genio in azione, complici la notte e l’alcol. Irregolare, unico, «un dispari» come disse Gianni Brera. Un fortunato giocatore al tavolo della scrittura, che sapeva sempre pescare la carta giusta, ma anche uno che si metteva nei guai con nonchalance, tanto una via di fuga la trovava o la inventava. Continua a leggere

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