Archivi tag: Tom Waits

And he was smiling

Sottratto alla velocità e al dramma “The Old Man and the Gun” è un film di genere che ci mostra l’invecchiamento del genere. Lo accompagna verso la fine, come accompagna l’ultimo ruolo (ha detto che smette, noi speriamo che ci ripensi) di Robert Redford. Nato da una storia vera – quella del rapinatore Forrest Tucker e grande evasore: Continua a leggere

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Un cowboy attraversa la frontiera in silenzio

Carpoolers #5, 2011-2012Dopo aver raccontato la guerra dei narcos e la loro spietatezza, Diego Osorno con “Un cowboy attraversa la frontiera in silenzio” (laNuovafrontiera editore, euro 10, pp. 121, traduzione di Francesca Bianchi) sceglie una piccola storia di famiglia, quella di suo Zio Gerónimo González Garza, che dal Nuevo León va in Texas da clandestino. Fa un giro enorme, attraverso i migranti, per poi tornare alla violenza del Messico. È una storia di intimità e silenzi – apparentemente – di intimità perché questo Zio farà un gesto enorme, e di silenzi perché il cowboy è sordo, e quindi anche muto. Con una essenzialità da deserto, una pulizia di parole e pensieri, Osorno racconta e ci mostra, un altro Messico, quello visto da chi è dovuto fuggire, rimanendo congelato negli Usa, con nelle tasche la speranza di tornare. Geronimo potrebbe essere un personaggio di Cormac McCarthy, solitario, coraggioso e soprattutto estraneo ad ogni luogo. Continua a leggere

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America meccanica

004Willets Point è tutto quello che non ti aspetti a New York, il contrario della città romantica, un posto così potrebbe piacere a Jim Jarmusch e Tom Waits, difficilmente a una coppia in viaggio di nozze. Per il sindaco Bloomberg – che prova da anni ad abbatterlo –  è «another euphemism for urban blight», per chi ha bisogno di un pezzo di ricambio: la soluzione di tutti i problemi, e non si chiede se non ci sono le fogne e le strade fanno schifo, se hai una vecchia auto e devi tirare ancora avanti con quella, Willets Point è il paradiso. Continua a leggere

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Inutile fuggire

Ero nei bagni della Penn Station di New York, stavo tirando fuori l’uccello in tutta fretta perché nelle orecchie avevo lo speaker che annunciava il mio treno, quando ho sentito un colpo di pistola alle mie spalle. Lentamente mi sono voltato e non c’era nulla. Il colpo, forse, era stato esploso in una delle latrine che stavano di fronte agli orinatoi murari. E se poco prima avevo visto due persone davanti allo specchio alla mia destra: un nero con una giacca da netturbino e un ragazzo biondo e imbrillantinato, ora non c’era nessuno, e la mia unica certezza veniva dal basso: mi ero pisciato sui pantaloni e le scarpe. Sono stato immobile per qualche minuto, e rimettendomi a posto l’uccello ho avuto tantissima paura, volevo correre lontano, senza riuscirci. Poi, visto che non succedeva niente, mi sono fatto coraggio ed ho aperto con lentezza tutte le porte delle latrine. E non so perché non mi sono dato. Avevo una strana sicurezza. Procedevo con cautela da film: mi poggiavo al muro che divideva i bagni, aprivo la porta con forza e poi tornavo di lato, togliendomi dalla visuale. Precauzione inutile, se qualcuno avesse voluto eliminarmi, avrebbe potuto farlo con molto comodo prima. Continua a leggere

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