Archivi tag: Vesuvio

San Gennaro e il grande freddo

Domenico Rea diceva che il popolo napoletano era stato così dentro la storia e così maltrattato, deriso e beffato, che ha finito per uscire dal tempo, creando una città-nazione eterna, dove la legge va da San Gennaro alla cabala. Appoggiava questa visione a Kierkegaard che descriveva l’uomo religioso come estraneo nel mondo e nel tempo, e poi ci metteva Dante come pietra definitiva: «Fede è sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi, e questa pare a me sua quiditate». Continua a leggere

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I cani del Vesuvio

Da Fiume a Khartoum, da Mike Bongiorno a Zio Paperone, dall’Alaska al Canada, tirati via da una slitta con cani, i fratelli Armen e Ararad Khatchikian sembrano personaggi usciti da romanzo di avventura e spionaggio di Paco Ignacio Taibo II. Tutto comincia con una donna italiana che segue una spia inglese dall’Italia al Sudan, poi la figlia della donna entra in un emporio di un armeno: scopre l’amore e anche la fuga. La figlia della donna Teresa “Pupi” – istriana austro italiana – sposerà il figlio del proprietario dell’emporio, un armeno, Azad, da loro nasceranno Armen e Ararad. Continua a leggere

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Eutopia

Difficile non è immaginarsi un nuovo mondo ma disegnarlo, fornire una mappa dei propri desideri, rendere concreto quello che non esiste: Alessandro Chetta l’ha fatto con “Eutopia”. Ha creato un nuovo paese, stato, continente, mischiando il mondo, annullando le distanze, Continua a leggere

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Il nome delle cose

mEntrando in casa di Roberto De Simone viene da pensare e cantare con Franco Battiato dell’esoterismo di René Guénon, se non ce ne fossero già abbastanza di note e parole, musica e canzoni, scritte dal maestro. Se ne sta piccolo e dritto, in piedi, aspetta che gli passi davanti per stringergli la mano e salutarlo, ha di lato un pianoforte e intorno una marea di presepi, pastori, e bambinelli sparsi su tavoli che quando non interrogano la smorfia contano le figure del gioco dell’Oca. Per sedersi, poi, è una riffa, bisogna scegliere la sedia o poltrona non minata da una fragilità tutta del tempo e forse dall’incuria per degli oggetti che sono troppi e, che, come il maestro, tendono a lesionarsi Continua a leggere

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