Archivi tag: Wallace

Rimbaud a New York

BressonPoundSMAlla fine mi son fatto la mia tv: “Stanza Pound”, giro nudo per casa leggendo Pound (appunto) a qualche milione di utenti americani, a volte leggo cose mie e dico che sono di Ezra Pound, a volte leggo cose di altri e dico che sono mie, loro ascoltano, e commentano, io penso di aver creato il nuovo vero romanzo americano. In presa diretta. Dopo un anno di grandi numeri sul mio sito, sono arrivate le pubblicità, una nuova casa, e le richieste di postare le mie  videopagine sulla colonna destra dei loro web giornali. Tutto ha un prezzo, e loro sono disposti a pagare per quello che non hanno compreso. Eppure era facile bastava leggere Dickens, Carver o forse Richard Ford e capire che è “il quotidiano” quello che la gente vuole capire, “la normalità” il vero mistero, certo, servono: ironia, invenzioni e giusto montaggio, meglio se come base si usa l’insolito, senza mediazioni, da marine. Continua a leggere

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Tentativo di localizzarsi

Da quando mister Wallace aveva fatto pace con la sua immagine, cioè con il corpo che gli appariva negli specchi, vetri, e fotografie, erano ricominciate le uscite e stava riprendendo persino a pensare di rispondere in modo affermativo alle tante richieste di conferenze che gli arrivavano dalle diverse università della nazione. La sua non era stata certo una mancanza di inventiva, come testimoniavano i suoi libri, figuriamoci se non era riuscito a immaginarsi diverso o simile ad ora, quanto, piuttosto un eccesso di voglia di arrivare a far corrispondere l’immaginato con la realtà, in questo caso della sua figura. E, purtroppo, la vita non la giri come una pagina, ci vuole del tempo per arrivare alle cose, «ogni cosa ha il suo tempo» avrebbe detto il suo maggiordomo indiano: Dileep, un uomo dalla mitezza di bimbo, già, chissà dove era ora – guardarsi la giacca e dire come si scrive interpretazione –, si può mica girare con una busta in testa in attesa che le immagini combacino? Certo che no, allora bisogna stare dentro, coperti, e aspettare. L’estetica come attesa, Wallace vedeva arrivare il suo corpo sognato e dare il cambio a quello percepito e quindi il via alla nuova fase, quella di azione, o ripresa a vivere, chiamatela come vi pare. Una staffetta tra corpi. Continua a leggere

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Breve manuale di mexican journalism

Il Mexican Journalist deve avere un fallimento alle spalle, o una grossa rinuncia, va bene anche una delusione d’amore (ma senza esagerare) se arriva al giornalismo come massima aspirazione non è uno dei nostri. di solito il mexican journalist è un calciatore fallito, perlopiù, ma vanno bene tutti gli sport di squadra e alcuni che si praticano singolarmente. il mexican journalist (d’ora in poi mj) è sempre un ossimoro quando gli altri lo aspettano lento sarà veloce e viceversa, e anche etc, non cominciamo a stancarci che il lavoro (puah) è lungo.

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