Prende il nome da un vecchio film di George Stevens, con Fred Astaire-Ginger Rogers, il romanzo di Zadie Smith: “Swing Time” (Mondadori). Ha il ballo al centro della storia, le cui protagoniste sono due ragazze della Londra interrazziale del North West: Tracy e la voce narrante che non ha nome, ma una madre modello Angela Davis: comunista e ossessiva, troppo impegnata a studiare Marx e Engels e/o quello che rimane e a ripetere che: «La vita è confusa», il resto è campana tibetana. Tracy è un talento della danza, ma si perderà. La prima persona singolare che racconta la storia – e che privata di Tracy si sente «un corpo senza un contorno definito» – invece, non ha talento ma pazienza, è un riflesso e finirà ad assistere Aimee, una popstar madonnesca che oscilla tra tirannia e capricci, e che per migliorare la sua immagine, organizza la costruzione di una scuola in un villaggio dell’Africa: segue viaggio. Continua a leggere