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The Favourite Game

Lawrence Breavman – che amava le cicatrici: quello che succede quando la parola si fa carne – ha sempre pensato di avere un’anima comica, mentre gli altri, intorno, gli dicevano tenebre e dubbi e soprattutto Joyce; lui, intanto, inseguiva la bellezza – femminile – e il divino: le due cose, spesso, coincidevano nelle canzoni e nella vita. Scrisse con calma, cantò senza ansie, si smarrì e non ne fece un dramma, poi no, poi divenne Jikan, inseguendo lo Zen: ciò che non c’è, non c’è culto in forma di preghiera, non ci sono dogmi né teologia. Con il tempo tutto si è andato confondendo: le radici ebraiche e la fuga verso l’Oriente, i libri e le canzoni, la preghiera e le poesie, con una sola voce: che era la sua cattedrale rimasta in piedi dopo tutti quei terremoti. Continua a leggere

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