Archivio mensile:Maggio 2014

La soglia Balzac

Layout 1Trovo una perdita di tempo spiegare come uno scrittore abbia apparecchiato, apparecchia e apparecchierà le sue storie, come nascono i personaggi, che voleva dire, che cosa ha pensato, se ha sofferto o meno, se la sua è una confessione o se ha immaginato tutto, fare queste cose è come mettere le didascalie al romanzo, una sconfitta. È come chiedere a un ragazzo di venire accompagnato a scuola dai genitori, è umiliante. Però quando ti ritrovi una schiera di avvocati che non ha capito il tuo libro, fai uno sforzo. Per questo eccomi qua a cercare di raccontarvi che cosa ho combinato, per gli avvocati della FIGC, per l’allenatore della nazionale italiana al quale come recita la quarta di copertina e la fascetta scelta dal mio editore (Chiarelettere), è ispirata la vicenda del protagonista del mio libro “Per favore non dite niente”. Continua a leggere

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E niente, è uscito

Layout 1È arrivata una cartolina di Paolo, scrive: «Altri giorni, altre notti». Che significa? L’ho appesa in cucina, c’è una foto dei tetti di Oslo innevati, il cielo blu ritoccato e una luce giallognola, falsa come la voce di chi mi dice che somiglio a Jeremy Irons.

[Marco Ciriello, Per favore non dite niente, Chiarelettere, p. 21]

 

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Agostino Di Bartolomei

ZEra pettinato con la riga di lato, stava dritto e guardava avanti, tirava da fuori area e andava lontano, aveva cominciato a giocare solo, davanti a un muro, poi sui campetti di Tor Marancia, e quando Liedholm gli disse di mettersi in mezzo e dirigere il gioco, lo fece e divenne: Agostino Di Bartolomei, quello che non sbagliava mai. A dieci anni dalla partita più importante della sua vita, la finale di coppa Campioni Roma – Liverpool, il 30 maggio 1994 si sentì: “chiuso in un buco”, e se ne liberò sparandosi al cuore. Ora, suo figlio Luca ha ritrovato “Il manuale dal calcio” che aveva scritto, la Fandango l’ha pubblicato (pag. 272, euro 15), e l’hanno fatto tornare, con la sua voce, i suoi pensieri, persino la sua faccia che spunta in certe pagine e con tutto il carico di affetto per i ragazzini, Continua a leggere

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52 anni dopo

Bela GuttmannNon è vero ma succede. La storia della “maledizione” di Béla Guttmann sembra roba da romanzo sudamericano, saga da Harry Potter calcistico, favola da Coppa d’Africa, invece no, torna ad ogni finale del Benfica, è una storia vera e tutta europea. Niente stregoni, solo rancore per un mancato aumento. Costato carissimo. Siamo all’ottava finale persa, con quella dell’altra sera a Torino contro il Siviglia. Continua a leggere

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