Mimí, Giugiú, Scisciò, Frichì, Cocò, già solo nei nomi, anzi esclamazioni, sonorità, c’è un mondo bambino, fuggevole, sfilato da “Ferito a morte” di Raffaele La Capria, sceneggiatore col regista Vittorio Caprioli di “Leoni al sole”. Un film dove si esita sempre, perché esitando si rimanda, e rimandando si vive senza impegno. La procrastinazione come speranza reale. La loro è una estate provvisoria, vissuta d’espedienti, che richiede delle idee, appoggiati alla giornata avanzano sotto al sole a tentoni, un poco d’ombra, tanti tuffi, qualche pescata, una sfida da parodia western e su tutto la conquista delle donne, e pur avendo la pancia – i leoni – stanno sempre in movimento, sono degli ossimori, dei pigri che cercano, cacciano, s’industriano. Continua a leggere