Archivi categoria: stiamo tutti andando nella stessa direzione?

’a signora ro munno ’e sotto

415403147_704242161845738_873798828145453030_nQuanta robba int’a sta casa? E quanna surece? Acoppa, asotto, arete, int’e mura. Uno ’e ’sti iuorne m’’e metto a cuntà. L’aggia cuntà tutte quante: ’a valigia ’ra marchesa, na zoccola; ’a cravatta ’ro principe, nu sorece; ’a caccavella ’ra sguattera, na zoccola e nu surece. Quantu tiempo me serve?

Assaje. Mehr Licht! Ich habe mein ganzes Leben lang Neapel beobachtet und jetzt kann ich sterben. Continua a leggere

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Per Luciano Bianciardi

155604586-6fe0dfef-5e41-4b7d-95ff-00ec9caef7ecBere, bere, fino ad accecarsi

parole che diventano cartelle,

cartelle che diventano libri,

libri che diventano bicchieri,

bicchieri che diventano giornate con le scarpe dei cardinali,

scarpe di cardinali che diventano boccate rubate dalle Nazionali. Continua a leggere

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MORIRE È UN MESTIERE FACILE

398354197_7568519873165142_7927576142195250404_nPoco prima di morire Mohammed Abu Hatab aveva fatto il suo servizio per la Tv Palestinese. Era un giornalista, ma le bombe non distinguono bambini, donne, anziani figuriamoci giornalisti. Ha fatto bene a togliersi il giubbetto antiproiettile con la scritta “Press” il suo collega, Salman al-Bashir, raccontandone la morte. A che serve? Si è tolto anche l’elmetto, non poteva togliersi le lacrime dalla faccia. Piange senza fermarsi mentre racconta, piange la giornalista in studio e piangiamo noi (non tutti). A Mohammed Abu Hatab non è servito il giubbetto antiproiettile, come al resto del suo popolo non serve essere indifeso, non serve essere bambini, donne, anziani, perché qualunque simbolo pacifista o qualunque estraneità non basta a difenderli, la loro colpa è di essere pietre d’intralcio viventi nel cammino di Netanyahu.

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OGNI PICCOLO MOVIMENTO, SPARA

370246155_1628076497719947_6662139244301411028_nLa violenza non ha più una scala di valori, e noi siamo disarmati. In ogni momento della giornata dalla Striscia di Gaza ci arrivano cifre e foto e filmati di morti, di persone ferite in mezzo a macerie, strade di dolore, corridoi di ospedali affollati, facce straziate, stanche, mute che stanno sopra corpi mutilati. 500 morti, un morto, un milione di morti, non stanno più dentro qualcosa di accettabile. Sono cifre che non hanno un contenitore. È saltata la scala. Le immagini sono vere o no? Quel dolore esiste o no? Quel dolore serve a qualcuno? Il dolore serve? Tutto è stravolto. Continua a leggere

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