Archivi categoria: forme d’onda

Neapolitan Warriors

nome_ultras_4-hiQuando Tarallone – il potente capo dei “FedeBuscaSpade&Bastoni FFSS che mi hai portato a fare a vedere la partita se poi vuoi vincere lo scudetto” – eletto dalla piattaforma Schwoch come guida delle correnti del tifo napoletano, dal suo tapis roulant, portato a spalla da otto enormi Robocop con bocca da ostrica e capelli color pannocchia per via di Osimhen, gridò: ALEMAOOOOOO, gli altri 3567 Robocopanzuti ruppero il cordone della polizia e a colpi di ascia cominciarono a farsi largo verso la piazza. Oltre i nuovi Robocamorra, c’erano i feroci guerrieri “Aronica” uniti dall’eiaculazione precoce davanti ai dribbling di Kvara; gli “ObelixKoulibaly” di Bagnoli, giocatori di rugby in pensione, unico problema il diabete; i vecchi “Lionsconlabotta” una armata in carrozzella; le “TestediCalajò” capaci di aprire varchi nel cartone; gli scavalcatutto “Taglialatela” bravissimi nelle fughe; i “Mazzarristacasaspettate” un gruppo di neomelodicultras che avevano vinto due volte il Festivaldicurva e un Grammyvodka per l’adattamento di “Perdere l’amore” in “Perdere le partite”. Continua a leggere

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Quello che canta Onliù

104030916-5ecb42e7-0ab3-4a15-918c-35c2fc5d960fHo capito, ho capito c’è da aspettare anche qui, siamo ridotti a fare quel che ci pare perché non è mai tardi e non hai scuse per andare a casa, e il coraggio è in stile rustico: hai presente una cascina? solo che tu non ci vieni mai e poi parli con i giornali: americani, svedesi, anche dei suonatori di mambo che pisciano sopra le stelle, quello che manca è la saliva, ci sono anche le luci e le donne

i semafori no

Milano no

le biro sì

e uno che si lamenta sempre Continua a leggere

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Una Minà vagante

Gianni_Minà_disegno_BrunoBozzetto_resize-e16547873211081)      Piacere, Gianni: in Italia un nome che è investimento. Rivera, Brera, Mura, fiducia ad oltranza. Vicinanza e trasversalità, come Boncompagni e Morandi. Educazione per Rodari. Eccellenza per Agnelli. Gianni Minà le ha riassunte tutte.

2)      Il destino scritto da chi l’aveva preceduto: da nipote di garibaldino avrebbe indossato una camicia rossa, erede di sfollati del terremoto di Messina corse per primo per raccontare il Friuli per la Rai. E anche se il padre fu fascista salvò la vita e aiutò comunisti a scappare. Sempre dalla parte del buonsenso.

3)      Come il jazz che amava, ha vissuto senza confini prestabiliti, annegando nelle vene aperte dell’America Latina tra Brasile, Cile, Messico e Cuba, capace di virtuosismi nell’Argentina di Videla, narrando l’Africa senza mostrarla come succube, mantenendo sempre il grigio fumé del cielo di Torino, sognando una rivoluzione in LA. Continua a leggere

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Mediterraneo Highway

0809-BKS-HOLT-SUB-jumboPensavo ai morti, ai morti di Crotone come ripetono tutti. Ma dire solo “i morti di Crotone” senza nome, senza aggiungere niente, vedendo solo bare, ma non i corpi, non rende l’idea. Dire i morti di Crotone è come dire i pesci di Crotone, è un modo vago di affrontare la cosa, invece bisognerebbe mostrarli quei corpi: una società bambina ha bisogno dell’immagine per darsi la notizia. I morti di Crotone sono tanti, sono anonimi, sono come i pesci. Continua a leggere

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Rushdie: vittoria sulla parola morte

230213_r41865Il fotografo Richard Burbridge qualche giorno fa ci ha restituito la nuova immagine di Salman Rushdie. Dalle pagine del “New Yorker” lo scrittore torna a mostrarsi in pubblico dopo l’aggressione subita al Chautauqua Institution, nell’agosto scorso, e sembra un incrocio tra “Il Grinta”, John Ford e un reduce di guerra. Con la sua immagine esce anche il suo nuovo romanzo (che resterà a lungo), “La città della vittoria” (Mondadori, tradotto da Stefano Mogni e Sara Puggioni), e bisognerebbe festeggiare perché poteva essere l’ultima eco della sua voce, e invece sarà la conferma di una voce che ci sarà ancora a lungo, nonostante l’Iran e tutti gli integralisti che continuano a minacciarlo. La morte non lo avrà prima del suo tempo perché come dice il Grinta, “Rooster” Cogburn: «I gatti non hanno padroni». Mi ha sempre colpito quel Rush (fretta) e die (morire) che compongono il suo cognome, e quando il suo aggressore Hadi Matar (uccidere) si è annodato violentemente a lui: ho pensato a come tutto stia nelle parole. E come due verbi di fine vita non siano bastati per impedire a Rushdie di scrivere, perché non solo è Il Grinta, e un gatto, ma è anche un grande scrittore capace di sopportare l’aggressione delle parole che escono dalle pagine e diventano realtà.

[uscito su IL MATTINO]

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