Archivi tag: Feltrinelli

Herzog e Onoda “l’imprendibile”

Senza nomeL’essenza della storia, il rapporto con la natura, l’opera impossibile, ecco “Il crepuscolo del mondo” (Feltrinelli, traduzione dal tedesco di Nicoletta Giacon) del regista Werner Herzog. Solo lui poteva tornare sulla vicenda di Hiroo Onoda: il tenente della fanteria giapponese che rimase a presidiare l’isola di Lubang nonostante la seconda guerra mondiale fosse finita. Continua a leggere

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Manu Chao – Me llaman calle, 60

Senza nome1. Nome completo: José Manuel Arturo Tomás Chao Ortega. All’ufficio anagrafe di Parigi, i genitori quel giorno trovarono Anna Marchesini.
2. Figlio di esuli, scappati dalla Spagna per la dittatura di Franco, la sua fuga continua nella musica, cantando in tutte le lingue del mondo.
3. Il vero universalismo di Celentano, una sola esibizione con Prisencolinensinainciusol.
4. Manu Chao cantato da Sgalambro diventa uno dei segreti della vita come l’amaro benedettino.
5. L’ultimo concerto della gioventù prima dell’uccisione di Carlo Giuliani a Genova: ed era per i migranti.

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Speranza: istantanea di un delitto letterario

Colazione da Tiffany con Speranza. Per riassumere con un tweet d’ironia lo strano caso del libro “Perché guariremo” (Feltrinelli) – senza una virgola dopo la congiunzione e senza nemmeno un punto interrogativo dopo il verbo – apparso nelle librerie poi ritirato e di fatto rimasto nel guado. Roberto Speranza è Holly alla ricerca del suo posto nel mondo (della politica) che lo metta a riparo dalle sue “paturnie” e lo trova nel governo di Giuseppe Conte come ministro della Salute. Purtroppo non scrive Truman Capote, ma un politico che sognava la Holden e quando arriva una pandemia coglie l’occasione per scrivere il libro che desiderava da tempo: ci mette dentro l’Erasmus, il sogno d’Europa, Capossela, Guccini, le partite della Roma e «la resilienza del popolo italiano», mentre ci racconta il dramma dello scorso marzo. Continua a leggere

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Gamberale: educazione sentimentale frou frou

Diceva Vladimir Nabokov: “La letteratura non è nata il giorno in cui un ragazzino corse via dalla valle di Neanderthal inseguito da un grande lupo grigio, gridando «Al lupo, al lupo»: è nata il giorno in cui un ragazzino, correndo, gridò «Al lupo, al lupo» senza avere nessun lupo alle calcagna”. Purtroppo, buona parte degli scrittori italiani ha bisogno del lupo per raccontare e quindi scrive perlopiù di sé. Da anni seguiamo la vita di Chiara Gamberale che, a intervalli di un anno o due aggiorna la sua piccola telenovela, si svolge tra amori e amici con tanti problemi; seguiamo con interesse la sua versione spicciola dell’esistenza con innesti di Freud frainteso e scene porno soft con accenni e ammicchi, per poi sfumare come nei cinema parrocchiali raccontati da Giuseppe Tornatore. Continua a leggere

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Giacomo Papi: né radical né chic

“Il censimento dei radical chic” (Feltrinelli), di Giacomo Papi, appartiene ai romanzi con una buona idea e un cattivo sviluppo. Da una parte fotografa l’atmosfera che viviamo, il rovesciamento della definizione coniata dalla scrittore americano Tom Wolfe nel 1970 e divenuta offesa da estendere a tutti – non c’è bisogno d’essere né radicali né chic –  usata persino come categoria del risentimento nei manifesti dei Cinque Stelle nel post nomina di Lino Banfi alla commissione italiana dell’Unesco, dall’altra la storia non riesce a raggiungere un punto di svolta, non andando oltre la restituzione del parlarsi addosso tipico degli intellettuali italiani. Continua a leggere

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