
Annunciazio’, Annunciazio’

Non chiedeteci la Nazionale che squadri ogni lato, o il nome del calciatore che ci farà battere il cuore sotto le mille telecamere del mondiale qatariota, nemmeno quello di chi se ne andrà sicuro sulla fascia. Non chiedeteci chi vogliamo che vinca, solo questo possiamo dirvi oggi: chi non tifiamo, in chi non ci identifichiamo, chi non vogliamo vedere alzare la coppa. Ecco l’Italia. A parte che molti non guarderanno il mondiale, figuriamoci tenere per una squadra. Continua a leggere
Voler dimostrare all’Atp che il tennista Guillermo Vilas fu numero uno al mondo e che ha commesso errori di calcolo, è una impresa difficile, ma il giornalista Eduardo Puppo l’ha fatto, s’è messo a ri-analizzare partite e numeri, per anni ha cercato prove per regalare alla memoria del suo campione la verità che merita. Mentre Puppo cercava dati, trovava punti e quindi gesti, vittorie, città, campi, tornei, racchette, Vilas perdeva la sua memoria. Un documentario – “Vilas: tutto o niente” (su Netflix) – racconta questa impresa, con i nastri registrati da Vilas che ricordano la sua vita, e i dati messi in tabella da Puppo, una sorta di backstage dietro quelle partite. È un grande atto d’amore: per il tennis, la verità, e la giustizia. Continua a leggere
Maradona sbarcò a Siviglia in concomitanza dell’anniversario della scoperta delle Americhe, erano 500 anni dall’impresa di Cristoforo Colombo e tutti, abbonandosi (passarono da 26.000 a 40.000), pensarono che li aspettava una Liga grandiosa. Siviglia nuova Napoli. Almeno è quello che disse Diego in conferenza stampa rivedendo una scena che conosceva: c’erano giornalisti da tutte le parti del mondo per raccontare il suo ritorno al calcio, aveva 31 anni, una squalifica per cocaina alle spalle (15 mesi), e veniva da una lunga trattativa tra il presidente del Siviglia, Cuervas, la Fifa, Blatter e Ferlaino, passando per Silvio Berlusconi e Telecinco che ci mise i soldi (750milioni di pesetas) e l’obbligo di una serie di amichevoli (Bayern Monaco, Lazio, San Paolo, Porto, Galatasaray) trasmesse in esclusiva e la partecipazione del calciatore ai programmi di intrattenimento della rete: finì a cantare il tango con Concha Velasco. Siviglia non era stata scelta perché porta sulle Americhe e nemmeno perché ponte col mondo mediterraneo sponda araba, e meno ancora per i legami lusitani tra la musica di strada arrivata a Napoli attraverso i gitani come racconta il maestro Roberto De Simone, no, solo perché a Siviglia c’era Carlos Bilardo, un allenatore di cui Maradona si fidava, CT dell’Argentina ai Mondiali dell’ottantasei e del novanta. Continua a leggere
1. Se braccia, schiena e gambe ti lasciano suonare un bandoneon, si è pronti anche per la pesca agli squali, parola di Astor Piazzolla, l’Ernest Hemingway del tango.
2. Zoppo dalla nascita, con una gamba più debole dell’altra. Il suo destino da Edipo era da tragedia greca: uccidere il padre Tango e giacere con la madre Argentina.
3. Un tassista lo cacciò fuori dall’auto gridandogli “Comunista” e Piazzolla rispose: “Perché mi tratti così? Ho solo cambiato il tango, niente di più” Quando il comunismo era sinonimo di eversione.
4. A differenza di Franz Kafka che chiedeva a Max Brod di dare fuoco ai suoi manoscritti, Astor Piazzolla bruciava i suoi spartiti e diceva al figlio “Tutto quello che è stato fatto ieri è una merda”. Continua a leggere