Archivio mensile:dicembre 2019

Ministero Özpetek

Se Bret Easton Ellis vedesse “La dea fortuna”, l’ultimo film di Ferzan Özpetek (scritto con Gianni Romoli e Silvia Ranfagni), avremmo delle pagine in aggiunta al suo libro, “Bianco”, rispetto a quello che scrive – da sceneggiatore – sul cinema “gay” e, soprattutto, sul film Oscar “Moonlight”. Un nuovo capitolo del sincretismo sessual-religioso del regista, con tutti i suoi canoni: famiglia aperta, coppia in crisi (sia omo che etero), smemorato, frasi strappalacrime, malattia e conseguenti porte antincendio che si chiudono su facce tristi lasciando discussioni a metà, e terrazze, che sono il contesto per le cronache di Narnia del cinema italiano; Continua a leggere

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Pinocchio: omogeneità garroniana

L’insidia maggiore per chi rigira “Pinocchio” non è il testo di Carlo Collodi ma la miniserie di Luigi Comencini, dalla quale Matteo Garrone attinge un minimalismo contadino che ci regala un paese dei balocchi neorealista e per questo bellissimo, più degli altri, paglia e scivoli di legno, una fattoria più d’immaginazione che colori, l’albero della cuccagna e qualche bandiera. Continua a leggere

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Occhiato: letteratura per fottuti d’ogni tempo

Se anche a voi succede di vedere spiagge quando entrate nelle librerie, non demordete e scavate, sotto tutta quella sabbia c’è del buono. Se grattate via i gialli, le amiche geniali e dribblate le piramidi camilleriane, troverete anche dei veri romanzi, ma non questo, non il migliore di quest’anno – perché riedito – e degli anni avvenire, e allora uscirete e lo cercherete in rete o nella libreria che lo terrà e lì prenderete casa, perché questo libro è una opera-vita di terra e passato, che fa impallidire tutti quelli che scimmiottano la terra e il passato, che piangono e poetano e che raccontano ciò che non sanno. Perché “Oga Magoga” (Gangemi editore) di Giuseppe Occhiato è un libro enorme, con una moltitudine di corpi e voci e pagine che girano intorno al personaggio-cometa Rizieri Mercatante, Continua a leggere

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Messi al Napoli

Sotto, le luci della città erano linee ondeggianti: Lionel Messi guardò fuori e cercò il vulcano, poi le isole, muto cercava punti di riferimento. Suo padre, di fianco, dormiva. La prima volta era venuto con il Barcellona per una partita di Champions League e aveva capito che quel posto era il suo destino, poi si era ricordato di Roberto, un amico di Rosario, compagno di squadra al Newell’s che gli raccontava la città telegrafata da suo nonno; il resto era già scritto, e poi gli era stato ribadito in uno scambio a Dubai avuto il Natale prima con Diego Maradona. Contro tutti, Lionel, aveva preso quella decisione. A Barcellona c’erano stati – oltre le polemiche – dei suicidi, dopo l’annuncio dell’impensabile. Messi no se va! la scritta era apparsa ovunque, dalle maglie alle facce, poi, con l’annuncio, quelli con più ironia avevano barrato il no e tenuto le maglie come si tiene la foto della donna amata strappandole le braccia che la stringevano. Continua a leggere

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La speranza a Napoli non ha mai avuto vita facile

Si chiama Gennaro, come il santo protettore, è l’uomo forte – apparentemente, come tutti gli uomini forti italiani – il Gattuso chiamato a rimettere in ordine lo spogliatoio del Napoli: un commissario straordinario che parla al ventre seraesco e che rimette in asse la città col paese; con l’allontanamento di Carlo Ancelotti – il calcio non è mai solo calcio, senza scomodare Galeano – si mettono in ordine geometrico, con una linea poundiana, campo, città e regione. Continua a leggere

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