Archivi categoria: l’uomo che andava a cinema

Menotti: ordine e avventura

441409600_1505638216714375_7454677684252737203_nC’era un passaggio già nei giorni della sua nascita: era nato il 22 ottobre ma lo registrarono il 5 novembre, il tempo che suo padre arrivasse da Tucumán a Rosario, con calma, fumando. Era strategia. Nasceva il Menotti-smo. E c’era già una ruleta a tavola, quella di una famiglia peronista, dove si discuteva tanto di politica tra scissioni sentimentali e preferenze: suo padre amava Juan Domingo Perón ma non Evita e sua madre au contraire: tutto per Santa Evita niente per Perón. La colonna sonora era Carlos Gardel, fidanzato con la zia Isabelita, poi venne Osvaldo Pugliese e la crisi delle orchestre di tango creò la prima ruga sulla fronte del giovane César Luis Menotti che doveva diventare pianista, poi chimico, invece finì calciatore por dinero. Andando a giocare, una quadra e mezza da casa sua incontrava il segretario del partito comunista argentino Florindo Moretti: palleggiando diventò marxista. Continua a leggere

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Per Luciano Bianciardi

155604586-6fe0dfef-5e41-4b7d-95ff-00ec9caef7ecBere, bere, fino ad accecarsi

parole che diventano cartelle,

cartelle che diventano libri,

libri che diventano bicchieri,

bicchieri che diventano giornate con le scarpe dei cardinali,

scarpe di cardinali che diventano boccate rubate dalle Nazionali. Continua a leggere

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L’estate in accelerazione

4Z0006tsCju5lqQJjb4kAsaXlhx-1Era l’estate della divisione berlusconiana e della fiducia nella magistratura, del noi e del loro, tutto facile, perfettamente separato, dove l’elezione a sindaco di Antonio Bassolino diventava il motivo per una notte d’amore, c’era il karaoke, l’Unità e persino la sinistra e Paolo Virzì inchiodò l’Italia degli anni Novanta, con uno schema semplice: un’isola, Ventotene, e due famiglie. I linguaggi, i desideri, i tic, le bellezze e le miserie, strizzando l’occhio alla grande lezione monicelliniana e scoliana. Una divisione italiana che durerà – almeno nella cinematografia virzìniana – fino a “Caterina va in città”. Ma “Ferie d’agosto” è un film che ferma le estati di un decennio, ne racchiude i sogni – non a caso c’è una scena corale con le stelle cadenti – e soprattutto i difetti, in una contrapposizione a incastri che bordeggia la perfezione. Da una parte Sandro Molino / Silvio Orlando una specie di Michele Serra – un punto di riferimento in ogni momento della giornata – che ha intorno tutte le anime della sinistra: dal ragazzino con le canne alle milanesi che si oppongono a Formentini fino al sudamericano Roberto / Gigio Alberti che parla con Fidel Castro e si vergogna del telefonino che squilla: «è una radiosveglia comprata ad Acapulco». Continua a leggere

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Il sapore della commedia

MV5BYmM3YjI1MzQtMzE0Yy00YWEyLThmZGItNzFlZTc1NTVkODQ0XkEyXkFqcGdeQXVyMTQ3Njg3MQ@@._V1_È l’estate della nostalgia: i fratelli Vanzina (Carlo ed Enrico: regista e sceneggiatore) – tra i maggiori antropologi italiani – si accorgono che gli anni Sessanta erano molto migliori delle grandi estati all’estero dell’Italia degli anni Ottanta, e filmano quella nostalgia con “Sapore di mare”. Volevano evocare i film di Dino Risi e in particolare “Il Sorpasso”: bibbia del cinema italiano e delle sue estati. I Vanzina avevano a lungo guardato alle loro vacanze prima di scrivere il film, avendo come orizzonte una massima di Leo Benvenuti: «In fondo la vita sono venti estati utili». Continua a leggere

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L’Italia all’ombra del Casotto

proietti-e-fosterUn film sull’estate con pochissime scene in esterno, il mare che si vede solo all’inizio, ma che riesce a tenere tutte le sue tracce, evocando la spiaggia che appare e scompare fuori dal “Casotto”: una stanza di legno dove ci si spogliava tutti insieme. È una estate popolare, stropicciata, con ancora una eco di sottoproletariato, con italiani disposti alla condivisione nella straordinarietà di una giornata a mare, tanto dura poche ore. Continua a leggere

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