Anni fa il dottor Marcus perse la testa per una sub, passando giornate intere davanti all’oceano. Aspettava che lei tornasse dalle immersioni, e intanto si guardava intorno. Dopo due settimane poteva indovinare quando le nuvole si sarebbero abbassate e quando il sole avrebbe rischiato di bruciare le sue costose camicie. Esaurita l’attesa, col ritorno della sub, Elisabeth si chiamava, l’aria si riempiva di vita. La donna si spogliava e lui l’aiutava con una pazienza e una delicatezza che non avrebbe più avuto verso un umano. Se c’era il sole si sedevano a seguire le onde, se invece il cielo era scuro, rientravano in casa. I baci di Elisabeth avevano il suono leggero delle canzoni cubane, un corpo pulito e gli occhi limpidi. Il complicato cervello di Marcus perdeva il controllo in favore del suo cuore, generando una frequenza cardiaca da cavallo al galoppo. La temperatura subiva delle intermittenze che poi avrebbe chiamato parametro di Elisabeth (riscontrando la reazione in altri nobel innamorati). Riconoscibile quando le oscillazioni si invertono nel giro di due minuti, per poi scegliere una costante elevata temperatura: generando uno stato febbricitante, detto stato di E – si riesce a tenere addosso solo un costume e niente altro, e si ha una convulsa voglia di stare dentro l’amata, unico rimedio per abbassare la temperatura. Il movimento convulso genera acquitrino e talvolta annebbia la vista. Il periodo di pratica durò quattro mesi. E Marcus conobbe quello che pensava fosse il preludio alla felicità, in realtà era la felicità. Una mattina lei emerse e disse:«sono stanca». La perfezione dei gesti svanì.
Illustrazione di Emiliano Ponzi, Say her name.