Archivi tag: Milano

Perr: immediatezza, dettaglio e un mucchio di vita

Roberto-Perrone-©-Emanuela-Carbone-Con Roberto Perrone non se ne è andato solo uno scrittore e giornalista sportivo, no, ma un mondo che allacciava gli stadi alle tavole. In quel mondo chi raccontava lo sport non aveva nemmeno un ricordo banale, ma un lungo elenco di storie assurde che lo portavano a conoscere i migliori ristoranti e le malevite che ci pranzavano, fino a sapere come stessero i topi in cucina. Perrone aveva raccontato calcio, tennis, nuoto, cibo, braccia, gambe, teste e città. Per brevità. Apparteneva agli immediati – quelli che scrivono ovunque e comunque – e che anche nel caos acchiappavano il dettaglio. Poteva dirti che i colpi di John McEnroe erano carezze alla palla e quindi silenziosi; o parlarti della caviglia di Novella Calligaris e di come il cloro l’avesse modellata; Continua a leggere

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Quelli de “La notte”

Un giornale scomparso è sempre una civiltà sepolta, se poi quel giornale era illustrato da fotografie che non potranno più essere scattate, perché morbose, voyeuristiche, violente, con la sola mediazione di un lenzuolo bianco e a volte senza nemmeno quella, allora siamo di fronte a una civiltà sepolta nuda, come non lo sarà mai più. I delitti ci riportano ai primordi, all’essenziale; il sangue e le armi ci fanno leggere il tempo passato; il resto è contesto: strade, palazzi, cucine, boschi, canali, campagne, bar, automobili, e come collettore un cadavere, ecco un libro straordinario che viene fuori dall’archivio di un giornale – “La notte”, pubblicato dal 1952 al 1995 – che raggiunse 250mila copie, che usciva con tre edizioni al giorno e aveva dietro un ritmo di lavoro pazzesco: giornalisti, fotografi, redattori e poligrafici che lavoravano a ciclo continuo, tanto che solo dopo anni si sono accorti del servizio reso al tempo presente, un tempo pieno di privacy ma senza umanità. Continua a leggere

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Missiroli: crisi, conformismo e corsivi baricchiani

Evoca Dino Buzzati e Beppe Fenoglio, forse per un istinto autolesionista, in “Fedeltà” (Einaudi), Marco Missiroli. Li usa come binari e snodi, per poi deragliare. Il suo è un romanzo di fedeltà – di ogni tipo – e crisi: le fedeltà dei suoi personaggi e la sua crisi di scrittore. Se davvero ha impiegato quattro anni per scrivere questa storiella che da un malinteso in bagno finisce in una riconciliazione cimiteriale c’è da preoccuparsi, e moltissimo, perché si vedono le righe della geometria narrativa tracciate e cancellate male, i corsivi baricchiani, e gli incastri – mal smussati – tra i personaggi. Continua a leggere

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Andrea G. Pinketts, l’importante è esagerare

Voleva essere il Grande Gatsby, ma lo fregavano le camicie. Aveva il fisico, lavorava sulla lingua e le facce, ma esagerava con i colori. Uno sciupone di vita e parole. Andrea G. Pinketts, in realtà Andrea Giovanni Pinchetti, «Pinketts, il vero cognome della mia famiglia, fu italianizzato sotto il fascismo. Io sono milanesissimo ma di padre irlandese. Mia mamma invece è trentina, di padre tedesco»; prima che scrittore era una creatura della notte, un animale da bar che viveva come antidoti alla paura: Continua a leggere

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