Gioca, segna e si fa male. Cento partite di Lorenzo Insigne diventano novantanove e mezzo. C’era Walter Mazzarri, in panchina, che lo mandò in campo cinque anni fa, prima, invece, c’erano solo voci, che si inseguivano sovrapponendosi e coagulandosi in speranza, perché da troppo tempo il Napoli non aveva un napoletano capace di farsi campione, guida, e di coniugare al presente e al futuro il verbo giocare. Continua a leggere