C’era un passaggio già nei giorni della sua nascita: era nato il 22 ottobre ma lo registrarono il 5 novembre, il tempo che suo padre arrivasse da Tucumán a Rosario, con calma, fumando. Era strategia. Nasceva il Menotti-smo. E c’era già una ruleta a tavola, quella di una famiglia peronista, dove si discuteva tanto di politica tra scissioni sentimentali e preferenze: suo padre amava Juan Domingo Perón ma non Evita e sua madre au contraire: tutto per Santa Evita niente per Perón. La colonna sonora era Carlos Gardel, fidanzato con la zia Isabelita, poi venne Osvaldo Pugliese e la crisi delle orchestre di tango creò la prima ruga sulla fronte del giovane César Luis Menotti che doveva diventare pianista, poi chimico, invece finì calciatore por dinero. Andando a giocare, una quadra e mezza da casa sua incontrava il segretario del partito comunista argentino Florindo Moretti: palleggiando diventò marxista. Continua a leggere