Maramusical

Maradona_290x_Abbiamo visto ieri sera a Cannes il musical di Alan Parker sulla vita di Diego Maradona, una opera enorme, barocchissima, che usa dai cartoon al bianco e nero i linguaggi più diversi, con le musiche di Manu Chao e le campionature di RZA (una lode a parte per la riscrittura delle melodie arabe), e ha dalla sua un cast stellare: nella parte di Maradona c’è Benicio del Toro, in quella di Claudia c’è una straordinaria Raffaella Carrà che non smette mai di stupire, Coppola è interpretato da Michael Douglas, Ferlaino è interpretato da Antony Hopkins, Val Kilmer (tra le rivelazioni) è Menotti, c’è persino Eric Cantona nella parte di Raul Castro accanto a Morgan Freeman che invece è Fidel Castro, Catherine Zeta-Jones è la Sinagra, Pelé è Samuel Jackson, Blatter è un invecchiato e ingrassato Quentin Tarantino, le figlie di Maradona nella parte delle figlie, Joel ed Ethan Coen sono i fratelli Giuliano nella vasca a conchiglia con Sharon Stone nella parte di una poco vestita Sirenetta, e Oliver Stone ha il compito gravoso d’essere Gianni Minà, la lingua aiuta. Ma ci sono anche John Travolta, Steve Buscemi, Kevin Spacey, Robin Wright, Paris Hilton, Kate Mara. Stiamo dimenticando molti altri attori, ma davvero il musical (e diamo questa definizione solo per esigenze giornalistiche) è una opera completa che da subito ha staccato tutti gli altri film in concorso nella corsa per aggiudicarsi la Palma d’oro. Il musical non ha momenti di caduta, c’è sempre una tensione fortissima e comincia da Dubai e arriva fino a Napoli, non c’è il calcio se non nella trovata di rifare i gol famosi con dei cartoon, c’è anche un Maradona pirata con la storia di Samuel Bellamy mescolata alle sue vicende con le tasse italiane. Interamente ricostruite le città della sua vita: Buenos Aires, Barcellona, Napoli; Città del Mexico e L’Avana, partendo da Dubai. Quello che colpisce è la riscrittura della vita del calciatore, visto come icona pop (“tra le poche rimaste”, come ha sottolineato proprio Alan Parker in conferenza stampa). Se non fosse così evidente la grandezza di Hollywood dove ogni vita anche la più estrema diventa favola diremmo che “MaraMusical” è un film indiano, ma Alan Parker ha così arricchito lo schermo di stili e sonorità che si può solo cedere alla banalità di dire che per una icona mondiale abbiamo avuto un musical globale. Si esce felici dalla visione, e a dispetto della durata 3.50, oltre a piangere si ride anche molto, bella la trovata dell’omosessualità di Fidel Castro e dell’amore clandestino col giornalista italiano Gianni Minà (se ne discuterà molto), come delle scene di sesso esplicite tra Maradona e l’attrice showgirl Raffaella Carrà. Con stile, invece, le critiche, leggere all’Islam, nuova casa di Maradona, e se non fossero fatte con lo stile del cartone animato le scene di palleggio in moschea con il dialogo maomettiano, di sicuro avrebbero causato non pochi guai al film, non è detto che non accada. Ma trattandosi di Maradona ci saranno sempre un Dio e un popolo pronti a perdonarlo, e se non sarà così lui canterà, come fa Benicio del Toro con Manu Chao che la vita è una tombola.

Auguri Diego, balla ancora per noi, 

 

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