La vita è una pista di pattinaggio

Dio abita a Bruxelles, beve birra chiara in bottiglia, guarda il wrestling alla tivù e se ne sta in vestaglia a scacchi sul divano, quando non governa il mondo con un vecchio pc. In pratica è Homer Simpson. Sua moglie è meglio di lui anche se lo lascia fare, JC dopo il viaggio sulla Terra e la crocifissione non si presenta a cena ma vive da statua nella stanza di sua sorella Ea, che ha dieci anni – esattamente il limite della sopportazione di ogni cosa – ed è una piccola Amélie Poulain, stufa degli abusi di suo padre in famiglia e della sua cattiveria sul mondo. Lei sposta il latte a tavola con lo sguardo, moltiplica il pane col prosciutto ma a volte nel raddoppiamento le viene solo il pane, in compenso non sa piangere né ha mai visto il mare. Ma il sogno è fare meglio di suo padre. Quindi su suggerimento di JC“il vecchio perderà così ogni credibilità”, dal pc di Dio, prima dell’Esodo, manda sms a tutti gli abitati della terra con la loro scadenza, restituendo agli uomini la coscienza della propria morte. Poi, infilandosi nella lavatrice di casa – “imposta su sintetici, 40° e la centrifuga a 1200 apre il passaggio” – tornare sulla terra, e riprendere l’idea degli apostoli, andando a sentimento, passando da 12 (numero scelto da JC per via del suo sport preferito, l’hockey) a 6, anche perché la somma fa 18: il numero di giocatori di una squadra di baseball passione della loro madre, dea casalinga. Sei piccoli miracoli da compiere, e la consapevolezza che la Terra è il vero paradiso, il resto è niente. Ea si sceglie un clochard – Viktor – come evangelista per il Nuovo-Nuovo Testamento, dove non si narrano le gesta dei figli di Dio ma degli apostoli, e a seguire trova: una donna senza un braccio che accoppia con un assassino, un erotomane ricongiunto al suo primo amore, un avventuriero spedito al Circolo Polare guidato da un uccello, una donna (Catherine Deneuve) sola che trova il suo vero amore in uno King Kong addomesticato, e un bambino che sceglie di essere una bambina. Ma mano che li trova sulla parete di casa l’ultima cena si affolla di gente, sotto gli occhi della dea madre, che con Dio sceso sulla terra e picchiato da tutti compreso un prete per la sua arroganza, può finalmente pulire casa e guardarsi il baseball ascoltando Charles  Trenet. Questo e molto altro è nel film: Dio esiste e vive a Bruxelles, una favola divertente, animata da una sorta di realismo magico belga che da sempre domina le storie di Jaco Van Dormael. Alla fine scopriamo che non abitiamo un acquario, ma siamo solo prigionieri di un desktop.

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3 thoughts on “La vita è una pista di pattinaggio

  1. […] le sue visioni di gioco, altro binario che ci lascia immaginare Higuain come il “Mr. Nobody” di Jaco Van Dormael: tante vite, tante posizioni in campo, tante città, che sembrano essersi riunite nel momento del […]

  2. […] sue visioni di gioco, altro binario che ci lascia immaginare Higuain come il “Mr. Nobody” di Jaco Van Dormael: tante vite, tante posizioni in campo, tante città, che sembrano essersi riunite nel momento del […]

  3. […] potrebbe essere un personaggio di Jaco Van Dormael – bravissimo regista belga, ultimo film Dio esiste e vive a Bruxelles: dove non sfigurerebbe come uno degli apostoli che aiutano la figlia di Dio ha riscrivere il mondo […]

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