La confessione

1368818772_138234_1368819288_portada_normalConfesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che sì, la Chiesa argentina sostenne, coprì e aiutò il golpe di Jorge Videla, e intanto Dio e il Figlio suo e con loro, noi preti, e io, io, padre Enrique Wolf e con me vescovi e cardinali, dicevamo Ave Maria, piena di grazia, per le strade di Buenos Aires, Padre nostro in ogni stadio, garage, scuola o appartamento di tortura, sia fatta la nostra volontà in assenza dei gesti vostri, e nei cieli, sì, nei cieli, mandavamo gli aerei carichi di ragazzi e ragazze, e Dio, il Signore mio, guardava la nostra aeronautica in diretta e l’oceano Suo e a tutti mostrammo l’uso sapiente della Storia, perché come e più dei nazisti agimmo, con meno numeri e maggior metodo, e una generazione, una generazione intera misurò il vuoto e lo spirito nostro, conservatore, che incenerì un paese e cancellò con la paura e il terrore ogni azione di riforma, ogni respiro a favore o contro venne ammanettato, torturato e giustiziato e le chiese tue non furono braccia ma elenchi per l’esercito, orecchie che portavano notizie che tradivano famiglie, e l’altro figlio tuo, il nostro Pietro, giocava a tennis con Videla, e io confesso di averli visti, tutti, come di aver ascoltato le suppliche delle madri e no, di non aver mai messo piede in un commissariato o in tribunale: né prima né dopo, perché mi fidavo della voce tua alla radio e in tv, e in nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo anche se ricordavamo la morte – e nessuna resurrezione ci sarà ma solo scarpe e muri di nomi –, ho sbagliato, hai sbagliato, abbiamo sbagliato, non sapemmo riconoscere il Male che portava il nome tuo, e in legione si presentò, accettammo la sua volontà credendo di fare la tua, agimmo su suo mandato pensando di assolvere il bene, e dico bravo a chi è venuto dopo, a chi ha saputo vedere e a chi seppe denunciare alla nostra sordità che no, il ventre delle Marie che giustiziammo non ci apparteneva, e tutti i Giuseppe che passammo per la corrente erano innocenti di gioventù e di libertà percorsi, e noi li pensammo Romani, e vendicammo la morte tua con i loro lanci, e ora che sento tutte queste voci urlare nella notte di Buenos Aires, e le strade piangere di tutta questa gente che era, è, sarà innocente, io dico che ho peccato, e con me sono stati tanti dal capo ai piedi: scalzi che andarono per le bidonville e che videro l’assenza tua e il male loro, che videro chi provava a dare una forma alle parole e fu ucciso, chi provava a dire che c’era un posto migliore e uno mondo diverso e fu torturato, sostenemmo il male per avere il bene, ma oggi con la scomparsa di chi pensò, guidò e portò a termine tutto questo, crolla la fede mia e smetto di essere il confessore di Jorge Videla e dell’anima sua, perché anche lui, ne ebbe una, e la usò secondo il libero arbitrio: dentro e fuori la casa del Signore, e io con lui, Amen.

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2 thoughts on “La confessione

  1. […] c’era una generazione torturata, sedata e buttata a mare dagli aeroplani; oltre quel palo c’era Jorge Videla e la sua “soluzione finale”; oltre quel palo c’era una atmosfera che ricordava le Olimpiadi a […]

  2. […] perché hanno un metodo e una capacità di passarlo. Scappato da La Plata per via del regime di Jorge Videla, alla fine degli anni Settanta, dopo aver visto compagni cadere per mano dei militari e aver visto […]

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