Pensavo che Emmanuel Macron fosse il bianco dell’uovo, poi il messaggio per la morte di Maradona mi ha fatto cambiare opinione, come il discorso di addio a Belmondo, perché è nei congedi che si vedono gli uomini, è nel cantare i morti che si vede l’amore per la vita; poi avrà un grande ghost, ma sa recitare e conosce Eduardo De Filippo – il faut attendre la fin de la nuit – e ora mi appare come l’unico vivo in una Europa di vecchi che cercano la morte o forse sono già morti, a cominciare da Draghi. Macron – per ora e speriamo non sia il solo – da capo di stato dissente dal discorso suicida di Biden, e tratta con Putin, come unico europeo che decide di non interrompere mai la comunicazione anche per i corridoi umanitari, oltre che per il suo paese, la sua economia (come il caso Renault), se oggi dovessi scegliere direi che lui – tra mille distinguo e lontananze ideologiche – è l’Europa della vita. Perché al popolo a cui si è donata la libertà tramite una statua, bisogna ricordare – spesso e volentieri, come per l’Iraq nel 2003 – che non c’è spazio per una visione arbitraria della storia né per la prevaricazione sulle decisioni di un gruppo. La Francia vorrebbe sempre insegnare agli Stati Uniti che sono i no che aiutano a crescere.
MEXICANJOURNALIST 