Un paese nell’atrio di un commissariato, con le forze dell’ordine che dettano i pezzi ai giornalisti – passando dalla fase embedded a quella avatar – i ministri che aspettano la preda, il capro espiatorio, e la maggioranza degli italiani che sbava, invocando la prigione, in nome di una giustizia che non conoscono, che è estranea, proprio come la storia. Cesare Battisti torna in Italia dopo la sua evasione, avvenuta nel 1981, avvolto in una coperta, come Tommaso Buscetta, torna in un paese diverso, con una classe politica che usa il punto esclamativo dopo la parola ergastolo, che in una confusione di poteri ha già deciso che non ci saranno benefici né sconti di pena, e in un tripudio sudamericano inverte la geografia. Continua a leggere