I cowboys siciliani vanno in America

MNessuno si aspettava da Pippo Baudo il grande romanzo italiano, tutti leggevano Alessandro Baricco, guardavano ai Wu Ming, lo pretendevano da Scurati, e invece l’erede di Tomasi di Lampedusa è il grande presentatore televisivo. Nella versione imbiancata alla Valerio Massimo Manfredi e nei tempi di attesa di un nuovo programma, ha scritto i “I cowboys siciliani vanno in America” (Mondadori, pagg.512, euro 25), la storia della famiglia Bartoli che va dalla Sicilia del dopoguerra a Obama presidente. Una vera grande saga, in confronto “Baaria” di Tornatore sembra un programma de La7, e i libri di Faletti proprio i libri di Faletti, e come ha dovuto ammettere persino Pietro Citati: «Pippo Baudo ha una voce e un mondo». Il libro è entrato anche subito in classifica dribblando i Camilleri deposti, il Saviano stagionato e i soliti americani, e Antonio D’Orrico ha paragonato la rapidità di vendite ai dribbling di Messi e il raggiungimento della cima ai tiri di Cristiano Ronaldo, poi ha chiuso dicendo: «Finalmente l’Italia ha uno scrittore che può giocarsela alla pari con Don DeLillo». Il libro è davvero un miracolo, un libro unico, che non ha sbavature, procede spedito, certo riflette gli incontri e i posti visti da Pippo Baudo che più di Carlo Rossella ha elencato stanze di hotel, attraverso la vita del dandy di famiglia Turi Bartoli che vuole comprare a tutti i costi Roosevelt Island perché deve dipingere Manhattan. Sì, il lettore penserà a Gabriel Garcia Marquez e al suo “Cent’anni di solitudine” ma c’è poca magia e molta concretezza. Baudo ha detto di non aver avuto modelli se non suo nonno e i suoi racconti, e ha dedicato il libro a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia «vere maschere in un paese di pupazzi». Insomma, un libro perfetto che non lascia spazio alle critiche, e già si parla dello Strega con buona pace di Francesco Piccolo e della banda di Veltroni. Ma Pippo non importa molto dei premi, voleva dimostrare che «Cinquanta e fischia anni nelle case degli italiani non si fanno senza cultura». Si sono scomodati in tanti per presentare il libro e non scontentare Baudo, da Fulvio Abate a Battiato a Raffaella Carrà, da Aldo Grasso a Vittorio Feltri, da Eugenio Scalfari al cardinal Bertone che ha sottolineato «La linearità cristiana che contraddistingue le scelte della famiglia Bartoli», e ha continuato Vito Mancuso, unendosi al coro di elogi che ha attraversato i giornali: da Famiglia Cristiana a l’Osservatore romano passando per “Avvenire” e arrivando fino al “Manifesto” e “Libero” che con Selvaggia Lucarelli ne ha fatto una rubrica di consigli dal librone di Pippo. Sembra Gadda a sentirlo in tv ma senza mai diventare Baricco, Baudo non ha perso ironia e non ha dimenticato che il suo mondo è un altro. n“Repubblica” vuole che diventi editorialista, il “Corriere della Sera” gli ha offerto la vicedirezione, la direzione del Pd si è riunita per ricordare all’Italia che loro lo volevano al posto di Crocetta, Leoluca Orlando invece ha dichiarato che «Pippo ha nei cassetti della sua scrivania molti troppi segreti che non ha raccontato nel romanzo, si è servito delle verità ufficiali per gli omicidi eccellenti e non ha dato risposte, perché?» Anche Faletti voleva le soluzioni alle stragi e il perché delle bugie di Ciancimino jr, e per questo ha annunciato un pamphlet con Ingroia: “Contro Pippo Baudo”. Che non ha risposto, mentre blob tutte le sere manda spezzoni di sue trasmissioni, Vespa, Mentana e anche Santoro hanno fatto degli speciali sul “fenomeno Baudo”, “il caso Baudo”, “la generazione Baudo”, in questo ordine. Lo sorelle Kessler hanno raccontato a Vanity Fair di essere stata prese a più riprese e contemporaneamente dal presentatore, e che la loro storia è andata avanti per trenta anni per questo non si sono mai sposate. Michele Serra gli ha dedicato un ritratto commovente, e in rete c’è chi lo vuole senatore a vita. Fiorello proprio da Mentana ha raccontato della profezia di Mike: «Vedrai che Pippo scriverà la Storia con la B». Dagospia da giorni ha solo notizie e filmati su di lui, e prepara uno speciale curato da Marco Giusti. Baudo invece ha spiegato tutto quello che gli sta succedendo in poche righe: «Al tempo non importa niente di noi, sa che la paura è storia, e quando verrà a cercarci ci troverà in scomposte camere da letto, a sognare un albero sul quale vorremmo salire per guardare gli altri dall’alto: convinti che quello è il nostro mondo di salvezza. Se svegli: proveremo a supplicare, accampando scuse passate, carità di respiri. Non sappiamo mai quando sarà veramente la nostra ultima volta, e per questo ci prendiamo molto molto sul serio. Soprattutto gli scrittori si prendono sul serio, invece, dovrebbero capire che le loro opere sono disperate e spesso inutili, proprio, come le foto di moda o le canzoni di San Remo».

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